Nel mondo ogni anno si registrano 7 milioni di morti a causa dell’inquinamento atmosferico e, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, il 90% dei bambini sotto i 15 anni respira aria inquinata. Sebbene l’Asia sia l’area più colpita, anche in Europa i decessi sono molti. Patologie dell’apparato respiratorio, come ad esempio eventi cardiovascolari, cancro al polmone e malattie respiratorie croniche, fra cui l’asma, uccidono nel continente europeo circa 500mila persone all’anno.
In Europa, il più importante fattore di inquinamento atmosferico è rappresentato dalle polveri sottili, soprattutto nelle aree urbane. Prodotte dai mezzi di trasporto, dal trattamento dei rifiuti, dalla produzione di energia, dalle attività industriali e agricole e dai sistemi di climatizzazione domestica, le polveri sottili (PM10) hanno un impatto molto pesante sulla salute umana e il legame fra queste e le malattie dell’apparato respiratorio è ormai innegabile.
Secondo l’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria dell’Aea, Agenzia europea dell’ambiente, nel 2016 in Europa le morti premature dipendenti da un’esposizione prolungata alle polveri sottili 2,5 (le più pericolose) sono state 412mila, di cui 374mila nei Paesi dell’Unione europea. Ancora più drammatico il quadro fornito dalla rivista The Lancet: nel report Countdown on health and climate change solo nel 2016 nel nostro Paese sarebbero stati 45.600 i decessi in età precoce.
Quasi tutti gli europei che vivono in città, insomma, sarebbero esposti a livelli di inquinamento atmosferico che supera le linee-guida sulla qualità dell’aria stabilite dall’Organizzazione mondiale della sanità. Nella (non)top ten dei Paesi con maggiore concentrazione di polveri sottili troviamo, oltre all’Italia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania e Slovacchia.
Guardando più nel dettaglio all’Italia, troviamo tra le città italiane più inquinate Torino, che sembra addirittura contendersi il primato, su scala europea, con Londra e Parigi. Secondo il rapporto annuale di Legambiente dedicato all’inquinamento atmosferico, però, sono ben 55 i capoluoghi di provincia che nel 2018 hanno superato il limite giornaliero previsto per le polveri sottili o per l’ozono, mentre 24 dei 55 hanno superato entrambi i parametri.
Per far fronte a questa emergenza sono molte le strategie messe in atto dall’Unione europea. Eppure, l’Italia – così come molti altri Paesi – sembra ancora lontana da un’inversione di tendenza che possa garantire un miglioramento della qualità dell’aria. Sebbene infatti Regioni e Comuni si stiano muovendo in tal senso, le misure adottate sembrano ancora insufficienti rispetto all’urgenza vigente e, molto spesso, sono legate alla singola amministrazione piuttosto che parte di un piano strategico di lungo periodo.
Al di là delle misure adottate dalla politica, però, come ad esempio l’Accordo di pianura padana (una delle poche aree rurali italiane con valori simili alle zone urbane), le domeniche ecologiche, le zone a traffico limitato e le fasce verdi, meritano particolare attenzione le iniziative di privati che, pur non svolgendo attività strettamente legate all’ambiente, cercano di attuare politiche e iniziative ecosostenibili. Secondo l’Istat, le imprese italiane – anche se prevalentemente quelle di grandi dimensioni – hanno aumentato gli investimenti per la tutela dell’ambiente.
Pochi giorni fa, ad esempio, durante l’Assemblea nazionale dell’Anci, l’azienda farmaceutica Novartis e la multinazionale energetica Enel hanno firmato una lettera di intenti con cui si impegnano a collaborare per la tutela dell’ambiente e contro l’inquinamento atmosferico. L’idea è quella di creare una piattaforma condivisa non solo fra le due parti in causa, ma aperta a chiunque voglia dare il proprio supporto (aziende, associazioni e istituti di ricerca) per individuare nuove strategie per il miglioramento della qualità dell’aria.
“Novartis, che dovrebbe portare soluzioni per pazienti che hanno patologie respiratorie legate all’inquinamento – ha spiegato l’ad dell’azienda Pasquale Frega – deve farsi carico della soluzione del problema anche a monte, che è l’inquinamento. Le sfide epocali del nostro tempo, su tutte il cambiamento climatico e i mutamenti demografici, impongono un cambiamento nei nostri stili di vita e nel nostro modello di sviluppo”, ha continuato. “Con Enel – ha poi aggiunto – abbiamo competenze diverse, ma siamo entrambi attori della sostenibilità perché dobbiamo preservare l’ecosistema nel quale lavorare”.
Ed è proprio questo uno degli elementi più interessanti di questo progetto: l’eterogeneità delle parti in causa unite da un obiettivo comune, quello della sostenibilità ambientale. “Noi vogliamo ispirarci a questo principio di collaborazione e di rafforzamento della prevenzione. Questa è una sfida che deve vederci uniti a tutti i livelli”, ha concluso Frega.
“Sostenibilità, lotta al cambiamento climatico e attenzione all’ambiente sono pilastri della visione di Enel condivisi con Novartis”, ha dichiarato Carlo Tamburi, Direttore Enel Italia. “La collaborazione ci vedrà impegnati in un percorso per il miglioramento della qualità dell’aria delle città con iniziative di sensibilizzazione rivolte a tutti gli stakeholder e modelli di sviluppo che mettano al primo posto l’attenzione alle necessità dei cittadini. Siamo convinti che fare sinergia con le aziende in tema di sostenibilità ambientale sia una leva fondamentale per ottenere risultati che generino benefici concreti per le persone e le comunità”.