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La scorta a Liliana Segre? Da domani la faranno i sindaci. Parla Ricci

L’odio non ha futuro. Seicento sindaci saranno in piazza martedì 10 dicembre a Milano per testimoniare la vicinanza delle amministrazioni di piccoli, medi e grandi comuni alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio nazista di Auschwitz.

Oltre al sindaco di Milano Beppe Sala, Antonio Decaro (Bari e presidente dell’Anci), Matteo Ricci (Pesaro), Valeria Mancinelli (Ancona), Michele De Pascale (Ravenna), Chiara Appendino (Torino), Leoluca Orlando (Palermo), Dario Nardella (Firenze) e Giorgio Gori (Bergamo). La manifestazione prenderà il via alle ore 18 da piazza Mercanti e si muoverà in direzione di piazza del Duomo per poi attraversare la Galleria Vittorio Emanuele II e fermarsi in piazza Scala, davanti a Palazzo Marino. A concludere l’appuntamento sarà la senatrice a vita Liliana Segre. Formiche.net ne ha parlato con Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro e presidente nazionale di Ali-Autonomie Locali Italiane.

Seicento adesioni bipartisan per Liliana Segre: che segno è da parte delle amministrazioni locali?

Dimostrano che i sindaci sull’intolleranza e sul razzismo non scherzano. Sono purtroppo tanti gli episodi in tutta Italia che ci obbligano, politicamente e civilmente, a metterci in prima linea in difesa di Liliana Segre che è diventata un simbolo della Repubblica e della Costituzione. Questo il senso della manifestazione: la consapevolezza delle istituzioni di voler così essere vicine ai cittadini, per agire contro odio e razzismo, per far sì che il lavoro sulla memoria non si interrompa, anche al di là dei testimoni diretti.

Scorte, insulti e odio: da dove proviene questo inasprimento nella comunicazione politica, di modi e contenuti?

La paura è molto efficace dal punto di vista elettorale. Ma far leva continuamente sulla paura crea una società più fragile, più timorosa e di conseguenza più insicura: questo è il tema principale. Sappiamo bene che nelle città dove c’è razzismo, esse diventano meno sicure con i sindaci che devono avere un atteggiamento pragmatico e al tempo stesso devono sapere che i valori fondanti che tengono in piedi un Paese sono essenziali per la convivenza civile. Questa la ragione perché la battaglia sui valori sta portando a Milano domani più di seicento sindaci, accanto a migliaia di cittadini. Sarà un abbraccio ideale a Liliana Segre a cui da domani faremo noi da scorta.

Crede che quella paura abbia a che fare anche con la crisi esistenziale dei corpi intermedi e, quindi, dei partiti?

Sicuramente ha molte motivazioni. La crisi economica è stato un elemento significativo, così come l’interruzione nella società dell’ascensore sociale, dove invece prevale sempre più il rancore. In aggiunta osservo che ci sono state forze politiche che, anziché contrastare questo sentimento, in qualche modo lo hanno assecondato e fomentato. È chiaro che per fermare una tendenza del genere servirebbero forze politiche e intermedie maggiormente radicate, e in qualche modo più autorevoli. È questo un elemento di attuale debolezza in Italia.

Quale può essere una risposta pedagogica da parte della politica?

Domani intanto daremo già una bella lezione di cosa è veramente l’Italia, dando una dimostrazione plastica di chi sta con Liliana Segre, senza se e senza ma. Tutti dovrebbero iniziare con l’abbassare i toni, magari partendo da chi ha costruito le proprie fortune politiche su quei toni alti. Ciò dovrebbe avvenire in tutti i mezzi di comunicazione.

Come mai crede che in Italia si fatichi, più che altrove, a trovare la sintesi su punti incontrovertibili, come appunto il caso Segre?

Fino ad oggi nelle scuole l’azione didattica l’hanno fatta grandi testimonianze come quelle di Liliana o come quelle portate avanti da parte di associazioni. Ecco, credo che le istituzioni dovrebbero essere costantemente presenti nelle scuole, non solo in occasione dei classici anniversari nazionali ma in virtù di un grande piano di formazione. Del resto uno dei risultati maggiori che come sindaci abbiamo ottenuto è stato quello della legge sull’educazione civica nelle scuole, con primo firmatario Dardio Nardella, primo cittadino di Firenze. Credo sia uno strumento adatto per portare tra gli studenti la buona politica e il taglio giusto della dialettica.

twitter@FDepalo

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