L’Occidente è sotto attacco e ancora non se ne è accorto. Basterebbe già il titolo dell’ultima fatica editoriale del direttore de La Stampa Maurizio Molinari, “Assedio all’Occidente” (La nave di Teseo) per avere un’idea della posta in palio. Sicure di una posizione di rendita e della “fine della storia” profetizzata negli anni ’90, le democrazie occidentali hanno sottovalutato i rischi della globalizzazione finanziaria, culturale e tecnologica.
Oggi si ritrovano sfidate da chi, in assenza di un sistema democratico, ne ha ugualmente saputo trarre vantaggio. Cina, Russia, Iran. I regimi autocratici e dittatoriali hanno rotto il guscio che li teneva racchiusi ai margini della società globale. Parlano lingue diverse, ma ne hanno una in comune, quella cibernetica, che permette loro di infilarsi fra le maglie dei Paesi occidentali e minarne le fondamenta democratiche.
Presentato martedì alla Luiss Guido Carli in un dibattito moderato dal vicepresidente Paola Severino con la deputata di Forza Italia Mara Carfagna, la deputata di Italia Viva ed ex ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, l’ad di Tim Luigi Gubitosi e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il libro di Molinari, che ha vissuto a lungo negli Stati Uniti come corrispondente, è uno schiaffo alle coscienze dei Paesi occidentali, che rischiano di rimanere indietro nella competizione tecnologica lasciando spazio a chi vuole usarla per delegittimarle.
L’assedio, dice Carfagna, è “doppio”: “Da una parte nazionalismi, populismi e sovranismi minano dall’interno le democrazie occidentali, dall’altra attori esterni”. L’Italia, spiega l’azzurra, “è l’epicentro di questo assedio: per quattordici mesi il governo gialloverde ha giocato con Russia, Cina, Maduro, gilet gialli convinto di giocare a Monopoli”.
Anche Boschi mette sotto accusa l’Italia gialloverde. La premessa è autoironica: “Sono la persona meno adatta per parlare di instabilità politica”. Però, dice, “abbiamo assistito a un continuo valzer di dichiarazioni di Lega e Cinque Stelle su una possibile uscita dall’euro, smentito solo ora da Salvini”. Ne è risultata, continua, una politica estera aleatoria, “debole rispetto al progetto dell’Ue e pericolosa per il nostro ruolo nella Nato”. A metterci una toppa, secondo Boschi, ci ha pensato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “è stato lui il custode dell’alleanza”.
In Italia sotto attacco sono le “stesse parole d’ordine che definiscono l’architettura delle democrazie liberali, a partire da Nato ed Europa” ammonisce Guerini. Il titolare di palazzo Baracchini ha promosso con riserva il summit Nato a Londra, anticipato da tensioni fra alleati e tutto sommato concluso con un accordo di fondo sulle questioni chiave. È il caso del 5G, la banda ultralarga che gli Stati Uniti vogliono schermare dalle intrusioni cinesi, cui il libro di Molinari dedica ampio spazio. “Sono stati fatti passi avanti decisivi negli ultimi tempi – spiega il ministro di fronte a una platea di addetti ai lavori, fra cui il direttore del Dis Gennaro Vecchione, i vicedirettori di Dis e Aise Giovanni Caravelli e Carmine Masiello, il Capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano generale Salvatore Farina – il nostro sistema si è rafforzato e lo dimostrano i recenti provvedimenti normativi, un quadro molto avanzato a livello europeo”.
Anche il settore privato è in allerta. Parola di Gubitosi, che è alla guida di un campione della telefonia mobile italiana e non nasconde i timori degli addetti ai lavori. In generale, dice l’ad, “la tecnologia che proviene da Paesi esteri non è mai completamente sicura”. L’industria cinese è in crescita esponenziale, anche se per il momento “la tecnologia americana è complessivamente superiore”. Per aumentare le difese è necessario che autorità e privati si parlino. Tim ha una società dedicata alla sicurezza cibernetica, Telsy. Ma in Italia il modello di partnership pubblico-privato dominante negli Stati Uniti, e soprattutto nella Silicon Valley, è ancora distante anni luce. Memo per chi è a palazzo Chigi: “Facebook, Google, Amazon non sono nati per caso”.