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Intelligenza artificiale. Saranno creatività e coscienza le nuove frontiere della ricerca

I progressi scientifici nell’ambito dell’intelligenza artificiale stanno portando i ricercatori a immaginare un futuro nel quale anche i robot potranno essere creativi, e superare persino le abilità degli esseri umani.

Lo scenario non deve spaventare, ma se mai, incuriosire: parliamo di creatività, di musica, di arte, di scrittura, capacità della mente umana, a lungo studiate da neuroscienziati e ricercatori. 

A disegnare il futuro di creatività, robot ed intelligenza artificiale è Arthur Miller, fisico, filosofo professore emerito della University College London (Ucl), autore di “The artist in the machine. The World of AI-Powered Creativity”, edito da Mit Press.

All’interno del suo libro, Miller delinea come le macchine stiano iniziando a dimostrare capacità creative, dal problem solving, alla capacità di improvvisazione musicale, fino alla capacità di produrre opere artistiche. 

Il tema della creatività tocca diversi aspetti della società umana: dal linguaggio, alla filosofia, alla capacità di interpretare la società, e non è escluso che un domani possano esserci macchine in grado di elaborare una loro creatività destinata a rivoluzionare il nostro modo di comprendere arte, musica, lettura.

Proprio la musica assume un ruolo particolarmente rilevante nell’analisi di Arthur Miller, che nel suo volume menziona il “continuator”, uno strumento che permette ai pianisti e compositori di iniziare la composizione di un pezzo e ottenere una proposta creativa di seguito da parte dell’intelligenza artificiale.

Il continuator esiste già, ed è uno strumento in grado di comprendere stile, ritmo, geometria della musica promuovendo l’interazione tra macchina e persona.

L’interazione tra macchina e persona è uno degli aspetti più sensibili ed importanti del futuro dell’intelligenza artificiale. Nel dibattito contemporaneo si ascoltano spesso critiche e visioni ostili, come se non potesse esistere una sinergia tra i due sistemi. 

L’intelligenza artificiale pone sicuramente questioni di etica e di opportunità, ma la visione di un mondo nel quale tecnologia e uomo (che produce la tecnologia, per primo) collaborano in vista di un obiettivo di interesse generale è quella che guida le ricerche più avanzate del settore. In attesa di interagire con robot che potranno disegnare, comporre, scrivere, risolvere problemi “umani”, farci ridere, farci riflettere.

Un’importante frontiera dell’intelligenza artificiale sarà lo sviluppo della coscienza, o di ciò che intendiamo noi per coscienza. 

Già oggi esistono diversi centri di ricerca che indagano la natura della coscienza umana, tra questi il polo del professor Antonio Damasio, neuroscienziato del Salk Institute for Biological Studies, uno dei più prestigiosi istituti di ricerca scientifica in campo biomedico a livello globale.

Dagli ultimi trend della ricerca accademica ed industriale, coscienza, intelligenza e creatività saranno materie sempre più studiate con approccio interdisciplinare tra medicina, filosofia, informatica e biologia. 

I misteri dell’uomo potranno essere risolti dalle macchine? È probabile, e questo sarà merito, in ultimo, dell’essere umano.



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