Dall’impeachement a Trump alla sua candidatura nel 2024, dal global warming alla situazione economica del Paese, dalle piaghe dell’alcolismo e della violenza domestica alla pulizia delle sponde del Volga, dalle squalifiche per doping agli atleti, al destino del mausoleo di Lenin. Un Vladimir Putin a tutto campo ha tenuto oggi la sua quindicesima conferenza di fine anno, la più lunga e partecipata da quando si è insediato al Cremlino: oltre 1800 giornalisti accreditati per oltre 5 ore fra discorso ufficiale e risposta alle domande.
Il presidente russo è partito dall’argomento che sta dominando le prime pagine dei giornali in queste ultime ore, ossia l’impeachment al presidente americano, Donald Trump. Accuse che, secondo il capo del Cremlino, sono “totalmente inventate” da un Occidente che vorrebbe aiutare l’Ucraina in funzione anti russa, ma che con questa inchiesta, rischia di apportare solo danni all’ex repubblica sovietica. Kiev, però, può contare sulla mano, se non amica, almeno collaborativa, di Mosca. Durante il suo speech, infatti, Putin ha ribadito la sua ferma volontà a trovare una “soluzione sulla questione del gas ucraino che sia accettabile per tutti”. Posto che, per il presidente, molto dipende da come verrà dato seguito agli accordi di Minsk e al vertice tenutosi in Normandia dieci giorni fa, soprattutto per la questione dell’autonomia della regione del Donbass, dove un referendum sembra l’unico strumento per mettere la parola fine sulla questione, che si risolverà molto probabilmente anche con un’altra vittoria per il numero uno del Cremlino.
Che però, durante la conferenza, ha dovuto parlare, e non poco di alcuni argomenti particolarmente spinosi, sui quali per altro si sono concentrate le domande dei giornalisti presenti. Il primo è la situazione economica del Paese, il secondo la riforma delle pensioni che ha provocato al presidente un sensibile calo di consensi. Il presidente russo ha rivendicato i risultati della sua azione, con una Russia che ha cambiato volto rispetto al 1999, anno in cui è salito al potere. Putin ha anche voluto sottolineare come l’impianto industriale nazionale goda di fondamenta solide e si sia notevolmente modernizzato negli ultimi 12 anni e di come il governo sia investendo in nuove infrastrutture con la costruzione di aeroporti, autostrade e stazioni ferroviarie.
Questo, però, non lo ha esentato dalle proteste di alcune associazioni presenti in sala. Molte delle quali hanno preso la parola anche durante la sessione delle domande, ponendo una serie di questioni spinose sulla situazione, drammatica, della sanità pubblica, del taglio delle pensioni e delle piaghe dell’alcolismo e della violenza femminile. Putin ha rassicurato su tutto, dicendo chiaramente che il 2020 sarà l’anno delle riforme per quanto riguarda la sanità pubblica e i servizi per le classi più indigenti. Quasi una dichiarazione programmatica in vista delle elezioni parlamentari del 2021, ma soprattutto di quelle presidenziali del 2024.
E a questo proposito, il numero uno del Cremlino ne ha approfittato per parlare anche del suo futuro, aprendo a una possibile riforma della Costituzione, per eliminare il vincolo dei due mandati e permettergli di candidarsi nel 2024. “Una soluzione – ha detto – potrebbe essere quella di rimuovere la clausola riguardo ai mandati successivi. Ma ritengo che la cosa più importante sia parlarne con la gente e preparare l’elettorato a questo cambiamento”.
Non si è piegato davanti a nulla, Vladimir Putin, nemmeno a domande più scomode rispetto agli anni precedenti, consapevole che il 2020 sarà un anno chiave e che la strada non è certo in discesa. Una cosa comunque si capisce chiaramente dalle parole del presidente: la Russia di oggi è la sua Russia, quella che lui ha creato e che senza di lui è incerto che piega potrebbe prendere.