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Huawei, doccia fredda a Berlino. Merkel congela l’accordo con Deutsche Telekom

Merkel, Berlino

C’è chi dice no. Dopo l’allarme lanciato al governo italiano dal Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Reubblica) anche in Germania la strada per il 5G cinese comincia a farsi più stretta. La Cancelliera Angela Merkel ha bloccato, su pressione della sua stessa maggioranza, un contratto da 533 milioni di euro che il campione nazionale Deutsche Telekom (Dt) era sul punto di firmare con la cinese Huawei per la fornitura del 70% delle apparecchiature di radio-trasmissione. L’accordo, ha svelato Reuters, era in fase avanzata quando Merkel ha chiesto di congelarlo. Secondo l’agenzia la lobby dei cinesi è sfociata di recente in un incontro riservato fra il membro del Cda di Dt Claudia Nemat e il vicepresidente di Huawei Eric Xu. Mercoledì il passo indietro annunciato dalla compagnia tedesca, in attesa che si diradi la nebbia sull’ “incertezza politica” che circonda Huawei e soprattutto che il governo decida se optare o meno per un bando tout court delle compagnie cinesi dalla banda ultralarga.

Ipotesi, questa, esclusa perentoriamente dalla stessa Merkel fino a poche settimane fa e che invece oggi si riaffaccia prepotentemente nel dibattito politico. Complice un inedito allineamento delle forze politiche, a partire da quelle di maggioranza, Cdu, Csu e Spd, a favore di una soluzione drastica per impedire ai cinesi di entrare nella rete 5G. Non basta più infatti, dicono in coro i partiti al governo, la via di mezzo proposta da Merkel: un rafforzamento delle misure preventive di sicurezza in mano all’esecutivo, come l’obbligazione per le aziende straniere di divulgare i loro codici sorgente e permettere una certificazione tecnica dei loro hardware e software.

Un fronte bipartisan ha messo alle corde la Merkel spiegando che non è abbastanza. Già in ottobre Bruno Kahl, presidente del Fis (Federal Intelligence Service), l’agenzia dei Servizi per l’Estero, aveva chiarito che Huawei deve essere tenuta al di fuori di tutte le aree del 5G che toccano “gli interessi vitali” della Germania. Negli ultimi due mesi si è fatta sentire la pressione diplomatica degli Stati Uniti, che da quasi due anni attraverso il Dipartimento di Stato di Mike Pompeo avvisano gli alleati europei dei pericoli derivanti da una gestione del 5G in mano ad aziende legate al governo cinese. L’obiettivo dichiarato di Washington è la progressiva sottrazione di fette di mercato a Huawei per far spazio alle uniche due aziende in grado di competere nella costruzione della banda larga, la finlandese Nokia e la svedese Ericsson.

L’ultimo stop alla Merkel è giunto infine dalla sua maggioranza, che ha presentato un disegno di legge che opta per la diretta esclusione dal 5G delle aziende ritenute un pericolo per la sicurezza nazionale. Qualsiasi operatore che sia a “rischio di influenza da parte di uno Stato senza controlli costituzionali, oppure di manipolazione e spionaggio – recita la bozza visionata in anteprima dal Financial Times – dovrebbe essere escluso dai network core e periferici”.

Il dibattito sulla legge è approdato nel Bundestag con una sessione richiesta dalla destra di Afd e dai Verdi. Per due ore venerdì pomeriggio i rappresentanti della Camera bassa hanno preso parte a un acceso confronto sulla presenza dei cinesi nella rete 5G. E per la prima volta si è assistito, se non a una totale convergenza, quantomeno a un’intesa di fondo su uno dei temi più divisivi della politica tedesca. Fatta eccezione per i Verdi, che con un intervento di Kostantin von Notz hanno definito “altamente imbarazzante” il cambio di linea dell’esecutivo, accusato di “innescare guerre economiche e protezionismo” sulla base di “fantasie sulla sorveglianza”, gli altri partiti sono in linea di massima concordi sulla stretta legislativa. “È importante includere criteri politici – ha detto il deputato della Cdu Cristoph Bernstiel – l’opposizione “sottostima il rischio di un sabotaggio”. Huawei, ha rincarato Falko Mohrs dai banchi della Spd – “finora è stata regolamentata troppo poco”.

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