Vladimir Putin passa all’incasso e inizia a raccogliere i frutti dell’impegno russo in Siria. Il regime di Bashar al-Assad ha fatto sapere che compagnie russe e siriane hanno iniziato operazioni di esplorazione dei fondali nelle acque del Mediterraneo. Anche Mosca, quindi, ha fatto ufficialmente ingresso nella grande partita per gli sfruttamenti delle riserve nel bacino, che vede già coinvolte numerose nazioni, in testa la Turchia, maggiore alleato della Russia, oltre a Egitto, Israele, Italia, Francia, Grecia e Cipro.
I contatti con le aziende russe per finalizzare gli accordi di esplorazione sono iniziati nel 2017. Si tratta di un progetto molto importante per Damasco. La settimana scorsa media siriani avevano rilanciato la notizia che il governo intendeva cambiare i carburanti di trasporti pubblici e taxi, facendoli passare da alimentazione a gasolio a quella a gas naturale.
Lo scorso aprile, infatti, la Siria ha vissuto una crisi nell’approvvigionamento di gasolio che ha colpito centinaia di macchine in tutto il Paese. Il governo è stato costretto ad aumentare i prezzi del carburante e a porre dei limiti al suo acquisto, con tutti i problemi del caso a livello di malcontento popolare. Per questo il regime di Damasco ha bisogno di maggiori riserve di gas naturale che possono essere trovate agevolmente nel Mediterraneo.
Attualmente la Siria consuma circa 100mila barili di petrolio al giorno e ne produce appena 24mila. A questo va aggiunto che molti centri di raffinamento o produzione sono stati danneggiati dalla guerra e che anche le importazioni sono molto più difficili a causa del conflitto. Alcune settimane fa, Mosca aveva manifestato il suo interesse per le operazioni di esplorazione dei fondali nel Mediterraneo. Alcuni analisti, avevano supposto a un’azione congiunta con la Turchia, che proprio su quei fondali sta conducendo una battaglia a suon di minacce e di nuova delimitazione delle acque territoriali.
Invece Mosca ha spiazzato tutti e si è alleata con Assad, mandando un segnale importante ad Ankara su come sarà la Siria e in parte anche il mediterraneo del futuro. Con la Russia alle sue spalle, infatti, Damasco potrà fare valere maggiormente i suoi diritti sulle acque internazionali proprio della Turchia e di quelle di Cipro Nord, la parte turcofona dell’isola, spaccata in due dall’intervento turco del 1974 e che non ha ancora avuto un riconoscimento internazionale.
Le riserve sul fondo del Mediterraneo sono valutate in svariati miliardi di dollari, ma non è ancora chiaro se queste siano facilmente sfruttabili o se i costi di estrazione superino i ricavi legati al loro sfruttamento. Di certo, hanno calamitato gli appetiti delle potenze che si affacciano sulla regione, con interessi contrapposti, che possono facilmente sfociare in conflitti.