La coincidenza, nell’anno in corso, tra il trentesimo anniversario della scomparsa di Augusto Del Noce e la caduta del Muro di Berlino è un’occasione propizia per tornare sulla figura e l’opera di uno dei maggiori filosofi italiani del secondo dopoguerra del XX secolo. Il crollo dei regimi comunisti dell’Est europeo fu un evento imprevisto e imprevedibile, almeno per molti. Non fu così per Del Noce, che anzi aveva “profetizzato” con estrema lucidità e in (quasi) totale controtendenza rispetto alla vulgata di allora – anche cattolica – il “suicidio” di quella rivoluzione quando non solo nell’ex Unione Sovietica ma anche in Italia il comunismo sembrava godere di ottima salute. Tanto per i suoi oppositori che per gli osservatori neutrali della politica, il fallimento del socialismo reale (ma qui bisogna ricordare che per Del Noce parlare di “fallimento” a proposito del comunismo era ambiguo) suonò come la dimostrazione storica della bontà della scelta a favore della democrazia e del capitalismo. Ma per il filosofo cattolico – in questa come in tante altre questioni in totale sintonia con l’allora pontefice Karol Wojtyla – la partita non era affatto chiusa. Un nuovo e, per certi aspetti, più temibile avversario stava prendendo corpo – in estrema sintesi la società post-moderna compiutamente secolarizzata, nichilista e portatrice di un totalitarismo dal volto buono perchè fintamente democratico – il che poneva la necessità di ripensare la presenza dei cattolici nella società e nella politica. Restava insomma intatto, seppur in un contesto che stava cambiando velocemente, il “problema politico dei cattolici”. Da qui l’esigenza di riprendere e approfondire un pensiero che non solo conserva intatta la sua validità, ma che anzi oggi forse più di ieri rappresenta, in ambito cattolico ma non solo, una risposta alla situazione culturale, sociale e politica contemporanea che vada nella direzione di un pensiero neo-moderno.
Due sono in particolare i motivi di questo studio. Il primo, in parte già accennato, risiede nell’“attualità” del filosofo cattolico. Gli eventi che hanno contrassegnato questo primo scorcio del XXI secolo e il dibattito culturale che da questi è scaturito hanno riproposto al centro dell’attenzione, in Italia e altrove, la questione che in ultima analisi costituisce il perno attorno a cui ruota tutta la riflessione delnociana, vale a dire il rapporto tra politica e religione, e in particolare tra politica e cattolicesimo. I termini del dibattito contemporaneo sono riassumibili nella domanda se e in che misura il cattolicesimo possa avere un ruolo anche pubblico, o se invece non debba accettare di essere confinato nella sfera del privato, senza che perciò vi sia alcuna possibilità di interazione tra la sfera del “sacro” e quella del “profano”. Da più parti si osserva che una delle cause che hanno maggiormente contribuito a rendere la questione suddetta oggetto di rinnovato interesse è da rinvenire nel processo di secolarizzazione in atto da diversi decenni nella società occidentale. Processo che ha comportato, di fatto, la progressiva riduzione della fede cattolica ad “affare di coscienza”, cui ha corrisposto in modo speculare e con incisività direttamente proporzionale una compiuta e radicale laicizzazione della vita pubblica. Ed è proprio a partire dagli effetti di questo duplice fenomeno – la “privatizzazione” del fatto religioso, da un lato, e la contestuale laicizzazione della società e della morale, dall’altro – che si può indicare un secondo aspetto dell’attualità di Augusto Del Noce: dalla situazione contemporanea, sociale e civile, del mondo occidentale e in particolare dell’Europa, emergere infatti più di una prova della veridicità delle sue acquisizioni, in particolare per ciò che concerne la deriva nichilista della secolarizzazione. Non solo. Per quanto possa sembrare paradossale, a fronte della sconfitta politica del socialismo reale l’antropologia marxista è invece tutt’ora viva e vegeta, al punto che la società contemporanea è allo stesso tempo capitalista a livello economico (con rare eccezioni) e marxista a livello culturale. E questo non a caso, ma per un ben preciso processo culturale, che verrà illustrato più avanti, e che Del Noce aveva lucidamente intercettato e descritto quando ancora la “società opulenta”, per usare una delle categorie più note dell’apparato delnociano, era agli arbori.
Da qui l’interesse nei confronti della proposta speculativa del filosofo cattolico, oltretutto tenendo conto del fatto che la questione del rapporto tra politica e cattolicesimo implica e investe in pieno la domanda sul senso e sul significato del cattolicesimo stesso, e con esso della modernità tout court. Ripensare il rapporto tra politica e cattolicesimo in un’ottica diversa da quella che storicamente si è imposta, con l’obiettivo di cercare una risposta che, rispettosa dell’autonomia dei relativi ambiti di applicazione, sia in grado di proporre una soluzione capace di comporre in equilibrio le legittime istanze dell’una e dell’altra realtà, significa allora, e innanzitutto, riformulare il problema dell’interpretazione della storia moderna.
Il che ci conduce direttamente al secondo motivo di questa ricerca. Esso si riassume nell’intento di proporre una ricostruzione della filosofia delnociana da cui è possibile evincere il nesso che intercorre tra il ripensamento della modernità operato da Del Noce e l’indicazione di una prospettiva in cui l’istanza religiosa e quella politica costituiscono due aspetti di un’unica realtà, in ciò rappresentando una posizione sul problema del rapporto tra politica e cattolicesimo in grado di raccogliere la sfida della situazione attuale. Allo stesso tempo, questo studio ha lo scopo di suggerire un’articolata definizione di tale posizione, pur nella consapevolezza di trovarsi di fronte a un pensiero assai complesso e per molti aspetti sfuggevole, cifra di un percorso intrinsecamente a-sistematico in cui l’attività speculativa non è mai avulsa dal contesto umano ed esistenziale, oltreché storico, da cui anzi nasce e a cui costantemente ritorna.
Uno dei tratti più originali del pensiero di Augusto Del Noce consiste infatti nella sua non facile “collocazione”, sia nel panorama generale della filosofia italiana che nell’ambito più ristretto della filosofia cattolica del Novecento…
…È ormai assodato che Del Noce non ha goduto dei favori di tanta parte del cattolicesimo italiano; è stato insomma un filosofo “scomodo” per molti cattolici e per diverse ragioni: una di queste fu senza dubbio la sua strenua opposizione alla conciliazione tra cattolicesimo e marxismo che tanto fascino ebbe in Italia, soprattutto a partire dalla fine degli anni Sessanta.
Di certo Del Noce non fu un sistematico, ma è altrettanto vero che la sua riflessione si cristallizzò attorno ad alcuni temi fondamentali che, presi nel loro insieme, danno la misura di un percorso unitario, dalle origini fino alla scomparsa, che anche se travagliato è stato senza dubbio coerente e rigoroso. In realtà la difficoltà principale che avverte chiunque voglia confrontarsi con un pensiero solo in apparenza disarticolato nasce dal particolare “metodo” filosofico adottato dal filosofo torinese, tale da farne, per sua stessa ammissione, un «filosofo attraverso la storia»[1]. La specificità di Del Noce consiste infatti nell’aver sempre cercato il confronto con la storia, la comprensione, meglio, dei fatti storici partendo da intuizioni speculative e viceversa: ciò che comporta, inevitabilmente, il rifiuto di chiudersi in una torre d’avorio pensando in astratto e la conseguente ricerca della verità delle proprie posizioni a partire dalla storia.
Il “problema Del Noce” resta così aperto;…quest’ultima considerazione consente di entrare nello specifico del presente lavoro. La prospettiva nella quale ci si pone è insieme storica e filosofica; storica perché si vuole ricostruire, certo non in modo esauriente, il percorso filosofico dell’autore focalizzando in particolare il ruolo che l’esistenzialismo religioso e l’ontologismo hanno avuto nella vicenda intellettuale del filosofo torinese; filosofica perché si intende proporre una interpretazione della filosofia delnociana nei termini di una filosofia cristiana che a sua volta si configura come “metafisica civile”. Qualche parola in più servirà a illustrare meglio il concetto che è il leit-motiv di questo libro…
…Del Noce fu sicuramente un filosofo cattolico, ma alla ricerca di un cattolicesimo, per l’appunto, moderno. E modernità del cattolicesimo vuol dire, nella sua ottica, muoversi all’interno di un orizzonte culturale in cui la fede non può essere ridotta a “foro interno”, ad un semplice atteggiamento fiduciale che non tocca la vita vissuta e concreta. Si può anzi sostenere che, per Del Noce, tutto quel complesso di verità e di valori che costituiscono il depositum fidei del cattolicesimo, ancorché richieda da parte del credente un’adesione intellettuale, deve tuttavia essere soggetto al vaglio della storia. Questo atteggiamento discende, a sua volta, dalla messa a fuoco di un dato di straordinaria importanza per il filosofo torinese: l’essenziale storicità della Rivelazione di Dio. Se Dio si è rivelato nella storia senza peraltro risolversi in essa, allora la questione della sua presenza nel corso degli eventi storici assume una rilevanza decisiva per il credente. Tutto ciò è ben presente nella riflessione delnociana; l’interpretazione della storia, e in particolare della storia moderna e contemporanea, diventa dunque il problema decisivo.
La riscoperta dell’ontologismo, inteso come linea di pensiero alternativa a quella che vede la modernità come un processo di progressiva immanentizzazione di Dio, consente a Del Noce di indicare una prospettiva in cui quello stesso “deposito” di verità cristallizzato dalla metafisica tradizionale viene ritrovato a partire da un soggetto che anzitutto esiste prima di conoscerlo e che successivamente cercherà nell’esistenza e nella storia la “verifica” della fondatezza dei suoi contenuti.
Questo è un primo e fondamentale aspetto della portata esistenziale del pensiero delnociano: la necessità di un pensiero che sappia rendere ragione della propria fede muovendo dall’“oggi” del soggetto esistente. Giustamente Vittorio Possenti ha definito Del Noce un filosofo “politico” e non “monastico”[1]; e in effetti, è proprio nella considerazione della “politicità” dell’ontologismo delnociano che si chiarisce ulteriormente la portata esistenziale e storica della sua riflessione. Si può dire, in estrema sintesi, che il significato primo della politicità del pensiero di Del Noce concerne la necessità di riunire etica e politica, interiorità ed esteriorità, vita spirituale e storia; di tradurre, cioè, la morale nella “polis” affinché questa divenga cultura. E nell’assunzione della storia quale luogo dell’azione umana e, insieme, della Provvidenza divina, si specifica il carattere prettamente moderno della sua riflessione…
…Si è parlato di “metafisica civile” a proposito dell’ontologismo delnociano. Che significato dare, per ora, a questa espressione? Essa consente di cogliere la portata propriamente politica, quindi esistenziale e storica, del pensiero del filosofo cattolico. La ricerca illustra in particolare il rapporto che intercorre tra ontologismo, liberalismo e democrazia. Detto altrimenti: la necessità di tradurre il proprio pensiero in cultura, la necessità, cioè, di una azione nel mondo e nella storia che sia, ad un tempo, la conseguenza della scelta di fondo operata e la verifica della sua verità, comporta anche la promozione di un certo regime politico? E se sì, quale? Ciò che ci si propone nel rispondere a queste domande è di far emergere come alla metafisica civile delnociana consegua un particolare tipo di liberalismo che pur non opponendosi a una visione democratica, ma anzi implicandola, cerca tuttavia di superare, almeno teoricamente, le possibili involuzioni totalitarie della democrazia sulla base di una fondazione etico-religiosa della libertà politica. Tema questo, che alla luce degli sviluppi della recente storia sociale e politica italiana (e non solo) acquista un rilievo tutto particolare riproponendo la questione di ripensare la presenza dei cattolici in politica (e prima ancora nella cultura), questione alla quale è dedicato l’ultimo paragrafo dello studio.
Completa il volume un’Appendice con due scritti di Augusto Del Noce. Il primo è un Curriculum, risalente probabilmente al 1981, dove egli riassume le due direttrice principali della sua ricerca, la comprensione filosofica del mondo contemporaneo, da un lato, e la questione del periodizzamento storico, dall’altro. Il secondo invece è un testo, pubblicato su “Il Popolo Nuovo” nel maggio del 1945, importante perchè fa emergere due dei cardini della filosofia politica di Del Noce, il concetto di “fedeltà creatrice” e quello di “restaurazione dei principi”.