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Le scuse di papa Francesco e la pazienza dell’amore. Il messaggio nella giornata della pace

Il messaggio di questa giornata mondiale della pace sta soprattutto in quelle poche parole che Francesco ha avuto la determinazione di aggiungere all’inizio del suo messaggio, letto davanti a tantissimi fedeli: “la pazienza dell’amore…. Quante volte perdiamo la pazienza. Per questo chiedo scusa per il cattivo esempio dato ieri”.

Bersagliato da insulti volgari e offensivi su tutto il web disponibile ai suoi veri detrattori o da fake account costruiti ad arte, il papa ha aperto il messaggio del primo gennaio chiedendo scusa, per aver perso la pazienza. Aver perso la pazienza con chi non rispettava la sua libertà di movimento rischiando di farlo cadere per terra con l’aria di chi lo ritenga una presenza magica, ma che lui ha trattato oggettivamente male, proprio perdendo la pazienza, come era evidente dalle immagini.

Ecco, la capacità davanti a tutto il mondo di chiedere scusa per una reazione, è il vero messaggio di questo primo gennaio 2020. Ne saranno capaci quelli che lo hanno insultato? Io non credo. Non ne saranno capaci perché loro non hanno perso la pazienza, ma hanno agito seguendo un intento, un pregiudizio, un piano preciso. Questa incapacità di chiedere scusa renderà ancora più chiara la forza del significato delle sue scuse per quella reazione stizzita, per la sua incapacità di rimanere paziente. Nessuno di noi è perfetto, neanche il papa. Il papa, che è un uomo, può perdere la pazienza, come noi. L’importante è capirlo e riconoscerlo. Una volta Bergoglio ha detto, proprio affacciandosi a quel balcone, che la morale cristiana non è non cadere mai, ma rialzarsi sempre. Il papa si è rialzato, i suoi detrattori per scopi politici non vorranno farlo. Pazienza.

Ma c’è stata un’altra aggiunta nel discorso del papa che merita di essere sottolineata. Nel suo augurio di pace si è rivolto a tutti, credenti e non credenti: perché tutti siamo fratelli. Questa frase in un’occasione come questa acquista un significato rilevante quanto le scuse. Il mondo sarà in pace accettando la diversità, le diversità. Solo il pluralismo e l’accettazione dell’altro credente, dell’altro non credente, come fratello nell’umanità, ci consentirà di costruire quel rapporto armonioso con noi stessi che ci consentirà di vivere nella pace. Che nel discorso della giornata mondiale della pace il papa evocasse i non credenti era forse inatteso, comune spesso accade con le enormi indicazioni culturali di questo pontefice. Non c’è pace nell’omologazione, populista o globalista, ma nel pluralismo che accetta le diversità, parte del sapiente progetto divino.

Il corpo della donna è stato l’altro grande protagonista di questo primo dell’anno. Il rispetto della donna, del suo corpo, della sua capacità di essere madre della vita, è stato al centro dell’omelia. Anche qui il papa ha voluto aiutarci a non vedere una donna angelicata, ma il corpo di tantissime donne abusate o abbandonate sui marciapiedi, magari da chi lo ha offeso ieri sera con parole irripetibili. Anche quegli insulti però hanno saputo dare un sapore “eccezionale” a questo messaggio per il 2020, come i corpi di quelle donne che richiedono rispetto in tutto il mondo.

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