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Di Battista torna in campo, ma per difendere Paragone

“Gianluigi è infinitamente più grillino di molti che si professano tale. Non c’è mai stata una volta che non fossi d’accordo con lui. Vi esorto a leggere ciò che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell’ultima campagna elettorale che ho fatto. Quella da non candidato, quella del 33%. Buon anno a tutti amici miei”. Non sono molte, ormai, le occasioni in cui Alessandro Di Battista scende in campo per esprimere le sue opinioni su ciò che accade nel Movimento 5 Stelle o all’interno del governo. Questa volta ha scelto di esporsi con un commento su Facebook, prendendo le difese di Gianluigi Paragone, il senatore espulso dal Movimento nella serata di ieri. Subito il ringraziamento di Paragone: “Ringrazio Alessandro Di Battista per le belle parole che usato per me, in mia difesa”, dialogo a distanza che rende sempre più evidente come all’interno di M5S i conti siano ancora tutti da fare.

Il 2019 si è infatti concluso per la forza guidata da Luigi Di Maio con il passo indietro – dal governo e dal Movimento – di un altro esponente grillino: l’ormai ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Dopo le dimissioni dal dicastero – la ragione, ha scritto lo stesso Fioramonti, andrebbe rintracciata nei 3 miliardi di fondi per l’istruzioni che non sono stati stanziati nella finanziaria, ma in tanti hanno intravisto in questa sua mossa una presa di distanza dal Movimento – sono arrivate anche quelle dal gruppo parlamentare del M5S.

“Il Movimento 5 Stelle mi ha deluso molto. So che esiste un senso di delusione profondo, più diffuso di quanto si voglia far credere” scriveva Fioramonti su Facebook, annunciando di aver comunicato al presidente della Camera la “decisione di lasciare il gruppo parlamentare ed approdare, a titolo puramente individuale, al misto”. La ragione è stata affidata sempre a Facebook: “È come se quei valori di trasparenza, democrazia interna e vocazione ambientalista che ne hanno animato la nascita si fossero persi nella pura amministrazione, sempre più verticistica, dello status quo”.

Insomma, lo scontento per la gestione del Movimento è trasversale e ancora non trova una sintesi, malgrado la scelta di Di Maio di avviare un processo di riorganizzazione interna: la creazione dei “facilitatori” e dei “team del futuro”. Potrebbero non essere abbastanza per frenare l’emorragia non solo di consensi, ma anche di parlamentari che dal Movimento 5 Stelle si spostano su altri gruppi e partiti.

A sostenere la decisione di espellere Paragone, invece, Carlo Sibilia: “Chi ha votato contro la manovra 2020 ha votato contro il Reddito di Cittadinanza, quota 100, lo stop all’aumento dell’IVA e i fondi ai Vigili del Fuoco. Paragone è stato espulso dal Movimento 5 Stelle proprio per aver votato contro queste misure. Cioè allo stesso modo dei tre senatori che sono passati dal M5S alla Lega”, si legge su Facebook. “Un conto sono le critiche costruttive, altra cosa è voler sabotare”. E poi la stoccata a Fioramonti: “A questo aggiungiamo il caso di quello che faceva il Ministro, non restituiva ed è passato al misto (mica ha mollato la poltrona)”.

“E se #Paragone fosse soltanto l’inizio di una serie di espulsioni?”, si è chiesto Paolo Becchi su Twitter, un tempo molto vicino al Movimento 5 Stelle e ora più spostato verso la Lega. L’espulsione di Paragone, secondo il politologo, “è un ultimo, fallimentare, tentativo di dare compattezza al gruppo dirigente e governativo per resistere il più a lungo possibile”. E una previsione: “entro il mese due big usciranno dal MoVimento. Al posto di una morte dolce Grillo per la sua creatura ha optato per una lenta agonia”.



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