Ha sessantadue anni ed è nato a Mashad, la città da due milioni di abitanti nel Nord-Est dell’Iran che l’anno scorso è balzata agli onori delle cronache per le proteste di piazza contro il caro-vita. Esmail Ghaani è stato designato come successore del generale Qassem Soleimani, ucciso a Baghdad nella notte da un raid americano, alla guida della Forza Quds, l’organizzazione militare dei Pasdaran iraniani. Ad annunciarlo è la stessa guida suprema Ali Khamenei. In un comunicato riportato dall’agenzia di stampa Tasnim l’Ayatollah ha assicurato che il programma della milizia “rimarrà invariato rispetto a quello del suo predecessore”.
La Forza Quds è una divisione del Corpo di Guardia Rivoluzionaria Islamica dell’Iran (Irgc, meglio conosciuta sotto il nome di Pasdaran) che ha il compito di coordinare le missioni all’estero sia dal punto di vista dell’intelligence sia per la messa in atto di operazioni oltre-confine in guerre non convenzionali. Le dichiarazioni di Khamenei su Ghaani certificano la continuità della strategia avviata da Soleimani e inviano un messaggio all’estero: la morte del generale non getterà nel panico i Pasdaran.
Due in particolare gli indizi che fanno pensare a una scelta di continuità. La tempestività della nomina di Ghaani, a sole poche ore dal raid americano sull’aeroporto di Baghdad, e soprattutto la partecipazione di Khamenei in persona al Consiglio superiore di sicurezza nazionale. Un evento che non ha precedenti: la guida suprema non ha mai preso parte a una riunione di emergenza del consiglio. È il segnale che Teheran vuole elaborare una risposta immediata all’attacco statunitense.
Sul successore di Soleimani si sa poco. Ghaani è un personaggio ermetico e di scarsa fama popolare. Era il numero due della Forza Quds e svolgeva una funzione di raccordo all’interno della struttura dei Pasdaran, mediando fra l’unità di Soleimani e il comando generale. Se una fama ha Ghaani è quella di essere l’uomo che si siede al tavolo. Un compito non facile nel caso di Soleimani, che godeva di una immensa popolarità e proprio per questo più di una volta ha avuto attriti sotterranei con i suoi superiori nel comando Pasdaran, più potenti di lui sulla carta ma alla prova dei fatti assai meno influenti.
Generale di brigata nell’Irgc, Ghaani è un veterano della guerra degli otto anni contro l’Iraq. Nel marzo del 2012 il Dipartimento del Tesoro americano lo ha inserito nella lista di individui sotto sanzioni dell’Ofac (Office of Foreign Assets Control), congelando i suoi conti bancari con l’accusa di terrorismo internazionale. Fra le altre imputazioni, quella di aver gestito transazioni finanziarie verso l’organizzazione libanese di Hezbollah e di aver monitorato nel 2010 una consegna di 240 tonnellate di missili, granate e altre munizioni in Gambia attraverso la Nigeria.
Una linea di continuità che certamente si può ravvisare fra Ghaani e Soleimani è l’avversione nei confronti degli Stati Uniti. In una cerimonia pubblica dell’estate del 2017 l’allora numero due della Forza Quds, ricordando la guerra contro l’Iraq e il supporto alle milizie sciite, affermava che “gli americani hanno sofferto più perdite da noi di quante noi ne abbiamo sofferte da loro”.
Nell’ottobre dello stesso anno, secondo l’agenzia Reuters, Ghaani dichiarava che l’Iran “non è un Paese in cerca di guerra” ma che “qualsiasi azione militare contro l’Iran sarà rimpianta”. “Ne abbiamo sotterrati molti come Trump – disse all’epoca il generale citato da Tasnim – sappiamo come combattere contro l’America”.
(Foto: RadioFarda.com)