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Anche gli hacker intralciano il dialogo tra Roma e Tripoli

L’ambasciata italiana in Libia s’è trovata a far fronte a un attacco hacker e per questo ha sospeso le pubblicazioni dall’account Twitter “per i prossimi giorni”, dicono, per ripristinare la “sicurezza” del servizio di comunicazioni.

La storia: sui social network erano apparsi like di approvazione a operazioni condotte dal signore della guerra della Cirenaica, Khalifa Haftar, che da nove mesi ha lanciato una campagna armata contro Tripoli per conquistare il Paese e rovesciare il governo internazionalmente riconosciuto.

Esposizione imbarazzante quanto falsa, che esponeva in modo fallace l’Italia sul fronte del capo miliziano dell’Est – seguendo ricostruzioni imprecise che segnano il cambio di fronte – e che ha fatto infuriare i misuratini che coprono militarmente e politicamente Tripoli.

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E tutto in un momento particolarmente delicato. In queste ore è volato a Roma il premier libico, Fayez Serraj, per incontrare a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e recuperare allo scivolone diplomatico/protocollare per cui aveva fatto saltare una visita programma per l’8 gennaio – offeso per essere stato preceduto da Haftar nel cuore del governo italiano.

L’aspetto cyber, collegato alla disinformazione, ha un valore anche sul complicatissimo teatro libico, da dove escono notizie spesso alterate ad uopo, sia dal campo che sul piano diplomatico, e operazioni di guerra informatica. Fonti di Chigi per esempio, hanno raccontato che uno dei motivi per cui Serraj ha disertato la riunione di tra giorni fa è stata la diffusione, in Libia, della notizia secondo cui Conte avrebbe favorito un incontro a sorpresa tra lui e Haftar. Una circostanza che il premier libico non si sarebbe potuto permettere in una fase così intensa dei combattimenti.

 

 

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