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Così il governo (per ora) chiude gli occhi su Mediobanca

Il governo, a quanto pare, non interferirà sulla vicenda Mediobanca perché, per il momento, Del Vecchio non può deciderne la governance. Mauro D’Attis ha aspettato tre mesi per avere una risposta alla sua interrogazione sui movimenti azionari di Piazzetta Cuccia, mossa dal timore che il controllo del salotto buono della finanza (e anche del gruppo Generali) passi in mani straniere. Alla fine la risposta ufficiale è arrivata, ma il governo – ha protestato il deputato di Forza Italia – “non ha dato nessun elemento tale da farci stare tranquilli”.

A rispondere all’interrogazione non è stato come previsto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Il compito di replicare, durante il question time alla Camera, è toccato al ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

D’Attis ha chiesto chiarimenti sulla posizione dell’esecutivo a proposito delle mosse di Leonardo Del Vecchio, cresciuto fino al 10% del capitale di Piazzetta Cuccia attraverso due operazioni compiute nel giro di tre mesi. Nell’interrogazione si fa cenno alle “criticità afferenti alla complessa operazione riguardante la recente evoluzione del quadro azionario di Mediobanca e di Generali”. Il riferimento è appunto all’acquisizione del 6,95% di Mediobanca da parte del patron di Essilor Luxottica attraverso le controllate lussemburghesi Delfin, Aterno e Dfr investment s.à.r.l che risale al settembre scorso e alla successiva vendita accelerata fuori mercato della partecipazione di Unicredit in Mediobanca. Ma anche ai possibili assetti futuri di Generali, partecipata dalla stessa Mediobanca.

“Preoccupano le voci di un passaggio sotto il controllo francese del primo gruppo assicurativo italiano, detentore di oltre 60 miliardi del debito pubblico italiano, e le ripercussioni di questo cambio di quote azionarie anche all’interno di Mediobanca”, si legge nella interrogazione di D’Attis che si conclude con la richiesta al governo di “quali iniziative intenda adottare “per tutelare l’interesse nazionale evitando che il controllo di Assicurazioni Generali, società leader nel mercato assicurativo e finanziario italiano, possa finire in mani straniere”.

D’Incà ha risposto per conto del ministro dell’Economia Gualtieri precisando che la partecipazione di Del Vecchio è al 9,9% e legittima l’azionista a nominare membri del Cda. Ma “le dimensioni del pacchetto azionario detenuto” da Delfin in Mediobanca e Generali “unitamente alle caratteristiche dell’azionariato delle due società non consentono a priori alla stessa società, in assenza di accordi con altri azionisti o loro sostegno di nominare in autonomia la maggioranza dei consiglieri di amministrazione e degli amministratori delegati”. Quindi sulla governance non cambia molto secondo il ministero dell’Economia.

Il ministro ha poi riferito che non sono arrivate istanze relative ad un possibile aumento della partecipazione sopra la soglia del 10%. Se lo facesse servirebbe l’autorizzazione delle autorità di vigilanza (Bce e Bankitalia).

Risposta poco politica, ha replicato D’Attis, “compilata dagli uffici tecnici del ministero”. Come dire, la vicenda che ha suscitato anche al Copasir un interesse bipartisan, non interessa il governo. Almeno per il momento, fino a quando non ci saranno altri movimenti nell’azionariato di Mediobanca.

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