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Tutti i rischi (da non sottovalutare) del coronavirus cinese. Parla Ricciardi

Allarme per la diffusione di una misteriosa polmonite causata da un coronavirus in Cina. È stata confermata dalle autorità cinesi la morte di una quarta persona, l’epicentro del focolaio è a Wuhan, capoluogo della provincia cinese di Hubei. La Commissione sanitaria nazionale cinese ha confermato vari casi e, purtroppo, la pericolosa trasmissione da uomo a uomo, giacché 14 membri del personale sanitario sono stati contagiati. Il virus è stato isolato a Wuhan a inizio gennaio e da allora si sono registrati casi anche in Giappone, Thailandia e Corea del Sud. L’allarme è aggravato dal periodo. I festeggiamenti per il capodanno lunare sono l’occasione per i cinesi di viaggiare e questi movimenti rischiano di accelerare il tasso di diffusione del virus. Domani il comitato emergenze dell’Organizzazione Mondiale della Salute si riunirà per discutere sulla situazione.

L’ESEMPIO DEI CDC AMERICANI

Una situazione che non è critica, per ora, ma che non deve essere sottovalutata. Come spiega il medico Walter Ricciardi, presidente della Mission board on cancer della Commissione europea. “Stando alle esperienze non possiamo ancora dire che la situazione è critica – ha detto Ricciardi in una conversazione con Formiche.net -, ma di certo è qualcosa da tenere con grande attenzione e sotto controllo cercando di intervenire preventivamente come hanno fatto i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc)  americani, non aspettando che la situazione sia grave”. Secondo Ricciardi con i virus respiratori, come in questo caso, “bisogna sempre stare attenti. Le esperienze del passato ci insegnano che non vanno mai sottovalutati”.

È poco probabile che domani, in seguito alla riunione straordinaria per discutere del coronavirus cinese, l’Oms dichiari l’emergenza. Secondo Ricciardi, già presidente dell’Istituto superiore di sanità, è ancora presto: “L’emergenza si dichiara quando c’è una diffusione pandemica che, quindi, è spiccata nel tempo e nello spazio. Non credo che ci siano ancora i riferimenti. Ma sicuramente sarà un’allerta forte”.

CREDERE NELLE ISTITUZIONI

Sulla possibile diffusione del coronavirus in Europa, Ricciardi non è allarmista. Tuttavia, resta obbiettivo: “Le probabilità sono altissime. Proprio per questo bisogna fare come gli americani, presidiare gli aeroporti, come abbiamo fatto con la Sars. Ad oggi gli spostamenti sono talmente tanti… È assolutamente alta la possibilità, ma allo stesso tempo è assolutamente possibile gestirla”. Ai cittadini che vanno in quelle zone, o rientrano, il medico consiglia di stare attenti, mentre agli altri è raccomandabile restare vigili in generale ed ascoltare quello che le istituzioni sanitarie dicono: “E crederci, perché in questo momento c’è molto bisogno di fiducia nelle istituzioni sanitarie”.

Sulla situazione della salute pubblica globale, Ricciardi sostiene che è tutto sotto controllo, nel senso che non ci sono in questo momento grandi focolai epidemici preoccupanti. Sull’ebola, per esempio, ricorda che “abbiamo un vaccino ed è un grande successo perché l’abbiamo messo in piedi in pochissimo tempo. Restano le più preoccupanti  infezioni come la coronavirus, e in generale i virus a trasmissione respiratoria, perché sono quelli che hanno la più ampia potenzialità diffusiva, potenzialmente possono diventare pandemia. Bisogna restare attenti, e come nel caso dei Cdc americani, il cui comportamento è stato encomiabile, agire subito”.

MENINGITE, UNA BOMBA AD OROLOGERIA

Invece sulla meningite in Italia la situazione è preoccupante. Tutto per colpa della tempistica dei processi di vaccinazione. Ricciardi sottolinea che non la si fa in tempo né in maniera diffusa: “Siamo una bomba ad orologeria perché ci sono tantissime persone non vaccinate, e anche perché il vaccino non è obbligatorio. Quando ci sono dei focolai epidemici i batteri della meningite hanno gioco facile a diffondersi. L’unica chiave è vaccinare i bambini quando sono piccoli e poi partire con le vaccinazioni a tappeto anche negli adulti quando si creano focolai epidemici”.

PERDERE IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE

Pochi giorni fa, durante la presentazione del programma OperAzione Sanità per il partito Azione, fondato da Carlo Calenda, Ricciardi ha dichiarato che servono almeno 13,5 miliardi in 3 anni per salvare il sistema sanitario nazionale. Ma che cosa si rischia altrimenti? “Si rischia la perdita del servizio sanitario nazionale, quindi la presenza di un servizio sanitario nazionale povero per i poveri e di un altro servizio a doppio binario ma fortemente agevolato per chi è ricco e chi si può pagare per esempio il salto delle liste di attesa o l’accesso a esami diagnostici. Le misure presenti attualmente sono sicuramente un’inversione di tendenza rispetto al passato, ma non sono assolutamente sufficienti a garantire la sopravvivenza e la prosperità del servizio sanitario nazionale”.

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