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Il Sud che vuole affrancarsi

Addio 488. Il sistema di incentivazione alle imprese meridionali sembra essere alla vigilia di una svolta. La novità è stata anticipata dal vice ministro per l’Economia Sergio D’Antoni e consisterebbe nella creazione di quindici zone franche. Si tratta di concentrare in queste realtà (per la Puglia si pensa ad Andria, Taranto e Brinidisi) una serie di vantaggi fiscali come il credito d’imposta sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato, l’esonero per cinque anni dalle imposte sul reddito d’impresa e la concessione di agevolazioni per le start up. L’idea fu lanciata pochi anni fa dal professor Pellegrino Capaldo e trae spunto – soprattutto nel progetto del governo – dall’esperienza francese dove queste zone franche sono ben 85. Lo Stato per parte sua ha preventivato un investimento di 50 milioni per il 2008 e altrettanti per il 2009. La stessa somma dovrebbe essere finanziata dalle Regioni, con cui inizia ora un percorso concertativo che dovrà concludersi entro il 15 maggio per poi passare all’esame di Bruxelles. Le incognite sono ancora molte e le risorse limitate ma c’è da esser soddisfatti se si inverte la rotta, passando da agevolazioni selettive (come quelle della 488) a criteri automatici che fanno leva sulla fiscalità di vantaggio. Confindustria, ma anche economisti come Nicola Rossi, da anni si battono per trasformare la selva di incentivi pubblici (compresi patti territoriali, contratti di programma) in benefici fiscali automatici. Lo scarso impegno della politica (che preferisce decidere lei, attraverso le burocrazie, a chi far arrivare gli stanziamenti) non ha consentito di superare le resistenze dell’Unione Europea. Ora, forse, è venuta l’occasione per dare un primo segnale positivo. Nel frattempo, bisognerà individuare le aree da affrancare, cercare di definire l’entità dei vantaggi e gli eventuali limiti, verificare la possibilità di determinare condizioni migliori per realizzare opere infrastrutturali e ottenere dalle Regioni l’assicurazione del cofinanziamento per 100 milioni di euro in due anni. Come si intuisce, la strada è tutta in salita. Se c’è un momento in cui è opportuno che governo, opposizione, regioni, sindacati e imprese remino nella stessa direzione è questo. Il nostro Mezzogiorno ha bisogno di una grande scossa. Questa delle zone franche può essere una prima scarica d’energia. Di bassa intensità ma di forte impatto simbolico. La speranza è che l’interesse generale prevalga sui tanti micro e grandi interessi particolari che si confrontano e scontrano. Il Sud ha un bisogno disperato di tornare ad avere fiducia nelle istituzioni. In attesa che si affranchi interamente, iniziare con quindici aree può andare più che bene.


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