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Isole, sicurezza e geopolitica. Così Grecia e Turchia incrociano le lame

Si fa sempre più alta la tensione fra Atene e Ankara su una serie di dossier altamente strategici come il gas e la geopolitica. Questa volta oltre agli sconfinamenti dei caccia turchi nei cieli ellenici ci sono due episodi significativi che potrebbero, in prospettiva, mutare il posizionamento di entrambe le parti. Ankara chiede provocatoriamente la smilitarizzazione di 16 isole greche, mentre un attacco di hacker turchi colpisce le istituzioni greche, inclusi i ministeri, i servizi di intelligence e la Borsa di Atene.

LE ISOLE GRECHE

Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, ha avanzato una richiesta sui generis: invocando quello stesso diritto internazionale violato dalla Turchia a Cipro, chiede al governo ellenico la smilitarizzazione di 16 isole greche. Ha aggiunto che i problemi tra Turchia e Grecia dovrebbero essere risolti sulla base di buone relazioni di vicinato: “Come diciamo continuamente durante i nostri contatti con le nostre controparti, non lasceremo mai che i nostri diritti vengano violati. Questa non è una minaccia, ma dire che favoriamo il buon vicinato non è nemmeno una debolezza. Sebbene quelle isole abbiano uno status non militare, 16 di esse sono state armate violando trattati pertinenti”, ha precisato. Prima di essere ministro Akar ha guidato le forze armate turche come capo di stato maggiore.

Ma Ankara parla ad Atene perché Nicosia intenda. Il nodo infatti come è noto ormai da tempo verte lo sfruttamento dei giacimenti sottomarino di gas, presenti copiosi nelle acque cipriote su cui la Turchia avanza pretese senza alcun appiglio giuridico. Ma dopo aver creato imbarazzi proprio nel diritto internazionale sia in Libia con i mercenari inviati dalla Siria e a Cipro con gli sconfinamenti nella Zee, ora avanza una richiesta ufficiale sulle isole dell‘Egeo.

UN ATTACCO DI HACKER TURCHI

Al contempo c’è stato un attacco di hacker turchi (DDoS) contro le istituzioni greche, inclusi i ministeri esteri e finanziari, il Servizio di intelligence nazionale (EYP) e la Borsa di Atene, dopo che la Grecia ha annunciato che era pronta a inviare truppe in Libia per “aiutare il paese a trasformarsi in uno stato moderno”. Secondo le indagini condotte dalla cyber polizia ellenica nessun dato sarebbe stato rubato, ma si è pur sempre trattato di una penetrazione non autorizzata e di un pericoloso precedente.

L’attacco è stato rivendicato da un gruppo hacker turco chiamato Anka Neferler Tim (Phoenix’s Helmets) che ha reso visibili i siti web delle istituzioni solitamente non disponibili per gli utenti.

In una dichiarazione pubblicata su Facebook, apparentemente dal gruppo degli hacker, si dice che la Grecia ha lanciato una minaccia alla Turchia in occasione della conferenza sulla Libia di Berlino celebrata domenica scorsa. Per questa ragione il generale Khalifa Haftar è arrivato ad Atene la scorsa settimana per discutere del conflitto in Libia, prima di dirigersi a Berlino per la conferenza, dove la Grecia non è stata invitata. Il motivo sostiene qualcuno potrebbe essere nel non gradimento turco.

SCENARI FUTURI

La risposta greca giunge da Davos, dove è presente il premier Kyriakos Mitsotakis al World Economic Forum, dove ha incontrato Ivanka Trump durante un pranzo organizzato dal Washington Post. Parlando a Bloomberg ha sottolineato che Ankara ha mostrato un atteggiamento particolarmente aggressivo firmando un accordo inaccettabile con il governo di Tripoli (qui e qui i precedenti): “Abbiamo onestamente affermato che desideriamo un rapporto positivo e costruttivo con la Turchia, ma nel complesso il comportamento della Turchia è molto aggressivo. Hanno firmato un accordo con la Libia che è del tutto inaccettabile per la Grecia sulla delimitazione delle zone marittime. Questo è un accordo illegale, come detto anche dall’Unione europea e dagli Stati Uniti. Quindi questo è uno stato costante di sfide che, penso, non porteranno la Turchia da nessuna parte”.

Ma da Ankara non c’è solo la minaccia per gas e isole, anche il dossier immigrazione resta caldo. “Abbiamo un accordo, come Unione europea, con la Turchia – ha aggiunto il premier – . Potrebbe funzionare bene, ha funzionato bene in passato, ma ora dobbiamo aggiornarlo”.

Ma a Davos ha anche parlato il numero uno della Nato, Jens Stoltenberg, secondo cui l’Alleanza e la Turchia non hanno raggiunto un accordo sui missili antiaerei S400 russi acquisiti da Ankara, innescando una controversia con Washington e indebolendo la stessa Nato. “Finora, non siamo stati in grado di raggiungere un accordo. Faremo del nostro meglio per risolvere questo problema, che indubbiamente causa problemi all’interno dell’Alleanza”, ha detto il segretario generale durante una tavola rotonda del World Economic Forum alla presenza del ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, che invece ha difeso la strategia di Ankara sostenendo che “S400 e F-35 sono compatibili”.

twitter@FDepalo



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