Sarà l’Italia a guidare i lavori per l’intesa tra la Nasa e l’Agenzia spaziale europea (Esa) in merito al programma americano di ritorno sulla Luna. Lo ha annunciato oggi il sottosegretario Riccardo Fraccaro, delegato dal premier Giuseppe Conte per le politiche spaziali e aerospaziali, facendo le sue congratulazione all’ambasciatore Stefano Queirolo Palmas, “eletto presidente del Comitato Esa che seguirà il memorandum con la Nasa”. L’ambizione della Penisola poggia sull’esperienza acquisita dall’industria nazionale nell’ambito dei moduli abitativi, ma anche sui solidi rapporti con gli Stati Uniti. D’altra parte, sempre oggi, alla vigilia della visita a Roma del vice presidente Mike Pence (a cui Donald Trump ha affidato la guida del National Space Council), Fraccaro ha ricevuto a palazzo Chigi l’ambasciatore Usa in Italia Lewis Eisenberg.
LA MISSIONE
Gli Stati Uniti hanno lanciato da un paio d’anni il programma Artemis, con l’ambizioso obiettivo di tornare sulla Luna entro il 2024. Non sarà però una toccata e fuga. Si punta infatti a una presenza stabile, sulla superficie (al polo sud) e in orbita lunare. Prima di tutto si inizierà infatti ad assemblare il Lunar Gateway, con attività che inizieranno nel 2022 fino all’assemblaggio completo previsto per il 2026. “L’Italia produrrà il modulo abitativo della stazione orbitante e fornirà la tecnologia di esplorazione; ne siamo orgogliosi”, ha spiegato Fraccaro.
COME SARÀ IL MODULO
D’altra parte, sulla scia di quanto fatto per la Stazione spaziale internazionale, già a settembre 2018 Thales Alenia Space (joint venture tra Thales e Leonardo) annunciava la firma di due contratti con Esa per gli studi relativi al contributo europeo per il Lunar Gateway. Tra questi figuravano gli studi sull’I-Hab (International – Habitat), pensato come “elemento pressurizzato con funzioni di abitabilità e supporto vitale per l’equipaggio, che implementa funzionalità di attracco per fornire interfacce e risorse a veicoli che visiteranno l’avamposto cislunare”. I moduli dovranno avere infatti caratteristiche diverse rispetto all’Iss, vista la maggiore distanza dalla Terra. Si parla di strutture più leggere, di architettura funzionale e avionica migliorata, nonché di sistemi di controllo termico più efficienti e soluzioni innovative sia per l’accomodamento di equipaggi e risorse, sia per gli alloggiamenti.
LA SPONDA AMERICANA
Alla ministeriale dell’Esa dello scorso novembre, a Siviglia, i Paesi membri hanno dato poi luce verde al progetto I-Hab, definendo così l’intenzione di salire a bordo di Artemis. La guida è affidata all’Italia, ragion per cui sarà il diplomatico Queirolo, già ambasciatore a Copenaghen a presiedere il comitato europeo che si interfaccerà con la Nasa. Ha premiato probabilmente la sponda con l’alleato d’oltreoceano. Un mese prima dell’appuntamento di Siviglia, il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Giorgio Saccoccia aveva siglato a Washington con il capo della Nasa Jim Bridenstine una dichiarazione d’intenti finalizzata a stabile “una cooperazione bilaterale di lunga durata”. Tra le aree di possibile collaborazione scientifica e tecnologica tra le due agenzie, con annesso “potenziale” per le rispettive industrie, si individuavano proprio i moduli abitativi e i sistemi per l’approdo sulla Luna.
UNA COLLABORAZIONE RODATA
Già negli Indirizzi di governo in campo spaziale, siglati dal premier Conte a marzo dello scorso anno, si esplicitava la volontà della Penisola di salire a bordo di Artemis. A luglio, durante l’evento organizzato a Villa Taverna dall’ambasciatore Eisenberg per celebrale i cinquant’anni dell’allunaggio, l’ammiraglio Carlo Massagli, consigliere militare a palazzo Chigi e segretario del Comitato interministeriale (Comint) dedicato al settore, spiegava così: “Le nuove sfide offerte dal programma Artemis possono rappresentare la prossima fare della special relationship tra Italia e Stati Uniti nello Spazio”. Gli faceva eco nella stessa occasione Saccoccia: “Abbiamo le tecnologie per accelerare il processo relativo ai primi elementi del Lunar Gateway”.
I RAPPORTI
Ancora prima, il governo italiano aveva inviato una lettera a Scott Pace, segretario esecutivo del National Space Council voluto da Trump, in cui si offriva come partner per contribuire proprio con un modulo abitativo. La forte ambizione italiana avrebbe tra l’altro contribuito alla rinuncia di una simile collaborazione con i cinesi (qui tutti i dettagli), nell’ambito di un riassestamento della politica spaziale rispetto ai fascini orientali. A guidarla il sottosegretario Fraccaro, che oggi ha ricevuto l’ambasciatore Eisenberg. “Al centro del colloquio – spiega una nota di palazzo Chigi – le relazioni bilaterali Italia-Usa e la condivisione dell’importanza di mantenere saldi i legami tra i due Paesi”. E domani, con l’obiettivo di allontanare ulteriormente le velleità orientali, a Roma arriverà Mike Pence, il vice presidente che guida (anche) lo Spazio a stelle e strisce.