L’idrogeno salverà il mondo. Che la salvaguardia del pianeta richieda ormai sforzi straordinari, in grado di andare anche oltre gli accordi di Parigi, è ormai appurato. L’Europa si sta attrezzando con il Green deal, per esempio, mettendo sul piatto quasi mille miliardi di euro per la sostenibilità. La stessa Davos, tempio della finanza mondiale, quest’anno ha fatto della lotta al climate change il cuore della sua agenda da dove è saltato fuori, per la prima volta, il nome di Greta Thunberg, ospite del Forum.
Al netto dei dibattiti e delle promesse però, c’è una forma di energia che può davvero consegnare una volta per tutte alla storia i carburanti fossili: l’idrogeno. Ne ha parlato pochi giorni fa, dalle colonne del Daily Telegraph, uno dei più autorevoli analisti, Philip Johnston. Partendo da una considerazione: non serve la visione da fine del mondo di Greta Thumberg per capire che l’attuale livello di emissioni sta rivoltando il nostro Pianeta.
GRETA, DAVOS E UN PIANETA MALATO
“Sono riluttante”, scrive Johnston, “nell’attribuire quelli che potrebbero rivelarsi dei bagliori temporanei al cambiamento climatico a lungo termine, ma c’è chiaramente qualcosa che non può essere ignorato. Non ci beviamo l’angoscia apocalittica di Greta Thumberg in mostra a Davos, per riconoscere che qualcosa non è stato fatto”. Il fatto è che “che siate scettici o meno sull’impatto della Co2 sul clima o che mettiate in discussione il coinvolgimento dell’uomo nella produzione di gas a effetto serra, il nostro futuro energetico è un futuro non legato alla Co2”.
ALLA SCOPERTA DELL’IDROGENO
Chiarito il punto, entra in gioco l’idrogeno. Un elemento che, se ben sfruttato, può far dimenticare all’industria mondiale il carbon-fossile. Basta però che ci sia la volontà politica di agevolare la transizione. E qui, l’editorialista del Telegraph, cita un’eccellenza tutta italiana: Snam. La società guidata da Marco Alverà è in prima linea per lo sviluppo, dentro e fuori l’Italia, di infrastrutture per l’idrogeno. Johnston si spinge parecchio in là visto che nel suo ragionamento invita niente meno che il presidente americano Donald Trump a fare suo l’esempio di Snam.
“Forse Trump potrebbe essere persuaso se riconoscesse che c’è un imperativo economico molto forte. Dovrebbe ascoltare qualcuno come Marco Alverà che capisce cosa sta succedendo e ha idee per affrontarlo. (Alverà, ndr) ha detto che dovremmo impegnarci per l’unica risorsa energetica pulita che sia abbondantemente facile da trasportare e che sia meno costosa da produrre. Ed è tutta intorno a noi, non deve essere estratta dal terreno in parti del mondo che hanno la giusta geologia e non inquina l’atmosfera. È l’idrogeno l’elemento più diffuso nell’universo”.
RINNOVABILI A BASSO COSTO
Johnston conclude con un’ammissione che sa di consiglio spassionato ai grandi della Terra: non c’è motivo oggi di snobbare l’idrogeno, perché a differenza del passato costa molto meno e anche la sua tecnologia è molto accessibile. “L’idrogeno era troppo costoso rispetto alle fonti fossili ma tutto è cambiato: i costi delle energie rinnovabili sono scesi”. Insomma, la transizione sarà anche poco semplice, ma se si sarà un’adozione diffusa della tecnologia e delle infrastrutture necessarie, allora il gioco potrà anche riuscire.