Missioni internazionali, Nato e cooperazione industriale. Sono questi i temi dell’agenda del ministro Lorenzo Guerini, in viaggio verso gli Stati Uniti dove venerdì sarà accolto al Pentagono dal segretario Usa alla Difesa Mark Esper. A oltre due anni dal viaggio americano di Roberta Pinotti, la visita di Stato rappresenta un passaggio importante per l’Italia, per di più in una fase delicata. Dalla Libia al Medio Oriente, sono molti i dossier su cui gli interessi nazionali passano dal consolidamento del rapporto con l’alleato d’oltreoceano.
LE PUNTATE PRECEDENTI
Non è un caso che gli incontri di vertice si siano intensificati negli ultimi tempi. La scorsa settimana è stata la volta del vice presidente Mike Pence a Roma, mentre a ottobre era arrivato il segretario di Stato Mike Pompeo. Seppur incentrate sui rapporti con il Vaticano, le due visite hanno confermato le possibili convergenze tra le agende di Italia e Stati Uniti su molteplici temi, soprattutto quelli relativi alla sicurezza nazionale (non sono mancati i riferimenti al 5G) e alla Difesa. Tre mesi fa il presidente Sergio Mattarella ha incontrato alla Casa Bianca Donald Trump, e anche in quell’occasione i temi della Difesa erano apparsi in primo piano: investimenti, Nato (con il consueto richiamo a rispettare la soglia del 2% del Pil da spendere nel settore) ed F-35.
IL DOSSIER F-35
Sul caccia di quinta generazione era già arrivata la presa di posizione del ministro Guerini in favore della conferma degli impegni , anche nell’ambizione di avere ritorni maggiori per l’industria nazionale. Sul punto, il dibattito parlamentare di novembre ha visto un supporto più che bipartisan, con piena convergenza sulla valorizzazione dello stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, unico centro di assemblaggio e verifica finale del programma nel Vecchio continente. Le opportunità ci sono. A ottobre, il sottosegretario Angelo Tofalo ha accolto al sito novarese una delegazione della Polonia, che potrebbe scegliere di assemblare lì i 32 jet che ordinerà ufficialmente venerdì prossimi. Come l’Olanda, sono diversi i clienti del Joint Strike Fighter in Europa che potrebbero fare la stessa scelta.
LA SPONDA AL PENTAGONO
Serve però la sponda americana, e passa proprio dal Pentagono. Dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, il segretario di Stato Mike Pompeo aveva parlato con gli omologhi di Regno Unito, Francia e Germania. Non con l’Italia, che assisteva così alla sua marginalizzazione. Tre giorni dopo, il primo contatto ufficiale tra i governi di Roma e Washington fu la telefonata tra Guerini ed Esper, con il secondo a ringraziare l’Italia per l’impegno alla stabilità dell’Iraq, e il primo che già si era espresso per il mantenimento della missione. I due si erano tra l’altro già incontrati a ottobre a margine di un vertice dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles, anch’esso con il Medio Oriente al centro dei colloqui (all’epoca si parlò soprattutto di Siria).
L’AGENDA
Oggi arriva a Washington il ministro Guerini, ricevuto dall’ambasciatore Armando Varricchio, Si prevede prima di tutto una serie di incontri presso il Congresso, con i membri della commissione Difesa della House Mac Thornberry e Adam Smith. Venerdì l’incontro al Pentagono riguarderà ancora una volta la presenza militare nell’area. C’è in vista una possibile rimodulazione degli impegni italiani, magari con una parziale riduzione in Afghanistan (previsto un aggiornamento sul processo di pace) a favore di un potenziamento tra Libia e Sahel, e di una concentrazione sui temi del Mediterraneo. È stato lo stesso Guerini ha tracciare la rotta, intervenendo in audizione alle Commissioni Difesa di Senato e Camera. Il ministro italiano tornerà sul tema anche con riferimento all’Alleanza Atlantica.
TRA NATO E IRAQ
Per quanto riguarda la Nato, si parlerà infatti di burden sharing (e del fatidico 2%, a cui l’Italia ha sempre risposto chiedendo di considerare di più il contributo alle missioni comuni), ma anche dell’Hub di Napoli per il sud, la direzione strategica dell’Alleanza che l’Italia vuole vedere potenziata. Su questo, la pressione italiana degli ultimi anni ha prodotto i suoi frutti, facendo accettare alla Nato l’idea di dover affrontare la complessità del fianco meridionale. Per l’Iraq l’obiettivo resta la preservazione dei risultati raggiunti nella lotta all’Isis. In tal senso si valuta la possibilità di trasferire alcune competenze della Coalizione internazionale anti-Daesh alla missione Nato già in corso nel Paese, focalizzata su addestramento e supporto, attività che l’Italia già conduce (con l’apprezzamento delle autorità locali) con l’operazione Prima Parthica, da poco visitata da Guerini.
IL PIANO INDUSTRIALE
Sul piano industriale, ad anticipare la visita di Guerini è stata la maxi commessa che Leonardo si è aggiudicata dalla US Navy per 130 elicotteri. L’azienda di piazza Monte Grappa ha vinto l’importante gara partecipando per la prima volta da sola, senza l’appoggio di un big americano. Negli Usa opera inoltre la controllata Leonardo DRS, in crescita da anni. Venerdì scorso l’azienda ha supportato l’evento annuale dell’autorevole Center for Strategic and International Studies (Csis), workshop sulla sicurezza aperto proprio da Esper. Dal dibattito sono emersi i due elementi su cui il Pentagono punterà per adattarsi alle nuove sfide: innovazione tecnologica e collaborazione con gli alleati. Sono i binari su cui si inserisce la visita di Guerini, che in agenda ha anche le nuove tecnologie, cyber e spazio.