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Dal “peacekeeping” al “clean-making”

Dal peacekeeping al security enforcement, passando per il “clean-keeping”. E sì, perché se il governo dovesse veramente dare l’ok all’impiego di 2.500 militari (lo precisiamo, non esclusivamente “uomini”) per far fronte alle “emergenze” rifiuti e sicurezza, molto presto i cittadini italiani potrebbero provare “l’emozione” di vivere atmosfere da Kosovo.
In assetto da guerra i militari potrebbero essere usati per aiutare polizia e carabinieri nel controllo del territorio. Sarà compito del Senato presentare oggi l’emendamento per l’impiego dell’esercito “in caso di emergenza”. Sarebbe interessante chiedere agli stessi militari cosa ne pensano della trovata.
Con buone probabilità la norma che disciplina questa materia non entrerà subito in vigore. Dopo il braccio di ferro tra La Russa e Maroni – un inutile gioco forza (di cui il Paese non ha affatto bisogno) per dimostrare al proprio elettorato chi, tra Lega e Alleanza è più forte all’interno del Pdl – la maggioranza ha deciso che la questione va discussa in Parlamento. E qualcuno sottolinea “proprio come si è fatto con l’immigrazione e il reato di clandestinità” (aggiungiamo una perplessità: il reato di clandestinità è stato lungamente e seriamente discusso in Parlamento e tutte le forze hanno detto la loro a gran voce?).
Il Partito democratico, come ormai è divenuta consuetudine, aleggia silenzioso più come fantasma che come ombra. Napolitano, invece, s’interroga sull’effettiva esistenza di necessità e urgenza di un simile provvedimento. E alla fine decreta alla stampa che i presupposti non esistono. Un cittadino disorientato potrebbe opporre la domanda: “Ma allora perché tutto questo tempo speso a suon di slogan che hanno fatto rimbalzare in tutto il mondo l’idea di un’Italia sommersa dai rifiuti e soffocata da immigrati clandestini e criminali?”.
Come nelle migliori telenovele, oggi scopriremo che ne sarà di noi.

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