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Mattarella e Conte inaugurano l’anno giudiziario della Cassazione. Le foto

“È auspicabile che intervengano concrete misure legislative in grado di accelerare il processo, in quanto ferma è la convinzione che sia la conformazione stessa del giudizio penale a dilatare oltremodo i tempi processuali”.

Queste le parole del primo presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, durante un passo della sua relazione all’apertura dell’anno giudiziario 2020 della Corte suprema di Cassazione.

L’alto magistrato spiega che “da più parti si è rilevato che il blocco della prescrizione prolungherà la durata dei processi e procurerà ulteriore carico per la struttura giudiziaria, di modo che coloro che siano sottoposti a giudizio, dopo la sentenza di primo grado potrebbero rimanere ancora per lungo tempo in questa condizione”.

Ed a questo punto – aggiunge Mammone – “le vittime del reato vedrebbero inoltre prolungarsi i tempi della risposta di giustizia e del risarcimento del danno patito”.

Ha preso la parola anche il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi: “Affidare esclusivamente al diritto penale l’orientamento valoriale di un aggregato sociale, oltre a snaturare la funzione propria del diritto penale, reca con sé rischi preoccupanti”.

“Si esigerebbe dalla giurisdizione che le sentenze dei giudici non applichino solo norme, ma veicolino contenuti ritenuti ‘giusti’ – ha continuato – e tali perché ricavati non dalla Carta fondamentale ma dalla discussione mediatica”.

E questo “può portare a spostare le politiche pubbliche, dal fenomeno e dalla sua complessità ai soli suoi risvolti punitivi. La tentazione del ‘governo della paura’ ha riflessi anche sul pubblico ministero. Dal desiderio di assecondare la rassicurazione sociale, all’idea di proporsi come inquirente senza macchia e senza paura, che esporta il conflitto sociale e combatte il nemico, il passo non è poi troppo lungo”, ha infine concluso.

(Foto: Imagoeconomica-riproduzione riservata)

 

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