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“Xenofobi” a chi?

Poche settimane fa l’Italia era stata etichettata come Paese xenofobo. La critica era stata mossa dalla Spagna. Usando un espressione gergale e colloquiale si potrebbe commentare con “Da che pulpito”!
Proprio da lì viene una notizia che sicuramente farà gongolare chi si era inviperito di fronte a quel j’accuse gratuito. Perché è di questo che si tratta. Non solo, infatti, la Spagna è nota per rimandare indietro “i disperati” provenienti dall’Africa e che trovano nel Marocco e nello Stretto di Gibilterra il ponte ideale per arrivare in Europa. Ma la direttiva del’Ue sui rimpatri che da ieri ha stabilito l’inasprimento delle misure contro i “sin papeles” è stata votata da 16 dei 19 eurodeputati socialisti spagnoli che erano presenti a Bruxelles.
Effettivamente, e, a sorpresa, contrariamente ai suoi principi ispiratori, il “pugno di ferro” è stato fortemente voluto dal Psoe che ha impartito vere e proprie indicazioni di voto. Se un terzo dei socialisti presenti si è astenuto dal voto, l’unico ad esprimersi contrariamente è stato l´ex presidente dell´Europarlamento, Josep Borrel.
La Spagna, infatti, aldilà degli slogan anti-italiani, si trova come il nostro Paese di fronte ad un dilemma che sta mettendo in discussione non solo il sistema del welfare e dell’economia, ma addirittura la tenuta dello stesso assetto politico. Il governo spagnolo vorrebbe impedire, dunque, nuovi arrivi di immigrati.
E non solo. Vorrebbe anche rimpatriare chi già si trova su suolo spagnolo.
Domani, infatti, il ministro Celestino Corbacho presenterà ai suoi colleghi “il primo rapporto del piano di ritorno volontario”., che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo settembre. È finita dunque l’era dello Zapatero elastico, quello che nella scorsa legislatura acconsentì alla regolarizzazione di circa 800.000 lavoratori clandestini. Corbacho, inoltre, proporrà una riforma della “Legge sugli Stranieri”, che, conformemente alle nuove direttive europee mira a restringere i casi di ricongiungimento familiare al solo coniuge e ai figli minori di 18 anni (mentre attualmente il ricongiungimento è riconosciuto all’immigrato con regolare permesso di soggiorno nei confronti dei figli propri e di quelli del coniuge, inclusi quelli adottivi, dei minori o inabili sotto tutela, dei genitori e dei suoceri).
Che almeno la prossima volta ci si pensi due volte prima di giudicare.


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