Giornata intensa per il presidente del Consiglio che oggi scopre di poter contare fino in fondo solo sul suo collega francese.
José Manuel Durao Barroso non sferra un vero e proprio attacco. Ma i suoi toni non sono neanche poi così tanto dolci quando ricorda a Berlusconi che la commissione “è un´istituzione indipendente, non il segretariato degli Stati membri”. La replica arriva secca dopo che il Cavaliere ha annunciato l’intenzione di voler presentare in autunno precise regole per le comunicazioni esterne dei commissari europei. “Sono stato anche io premier – ha spiegato Barroso – e non sono qui come sindacalista della Commissione”. “La Commissione – continua – deve fare rispettare il diritto europeo perché noi siamo i guardiani del Trattato”.
Se Barroso ha confermato il suo stile diplomatico, altrettanto non può esser detto dell’Anm che, di fronte all’accusa “non permetterò che i pm sovvertano la democrazia”, risponde attraverso la voce del suo segretario Giuseppe Cascini: “Basta con gli insulti alla magistratura che sono un danno per la democrazia e il Paese. Il premier parla di pm sovversivi? faccia i nomi, o si continua con invettive prive di aggancio con le vicende concrete”.
“Non ci siamo, onorevole Berlusconi”, esordisce (finalmente) Walter Veltroni dal palco dell´assemblea nazionale di oggi. “Oggi siamo noi a dirlo, in autunno sarà una larga parte degli italiani che noi chiameremo a raccolta per un´azione di protesta e di proposta in tutto il Paese e culminerà con una grande manifestazione nazionale”. L’opposizione sembra essersi risvegliata, anche il motivo della scelta di una grande manifestazione in autunno non si comprende bene e fino in fondo. Sarà perché c’è chi reclama il diritto alle vacanze estive serene o perché c’è tempo per racimolare chi è disposto ancora a scendere in piazza a fianco di un’opposizione troppo a lungo in silenzio? Se è vero che Veltroni è “indignato ma non sorpreso” significa anche che nella sua testa (e chissà in quante altre) ronzava il pensiero di qualche guaio in vista. Ma, allora, ci si chiede: “Perché continuare ad aspettare”?
In un ideale gioco alla fune, dove al posto di una corda c’è un elastico che rappresenta la pazienza degli italiani, qualcuno si è ancora chiesto cosa accadrà se alla fine, in autunno, questa si spezza irrimediabilmente?
Lasciando i giochi di prestigio da una parte, fatti di cappelli magici da cui tirar fuori ogni volta “creature legislative immaginifiche”; lasciando, poi, i giochi di potere dall’altra, dove l’interesse è palesemente e spudoratamente ancorato al tipo di velluto con cui ricoprire la propria poltrona, è rimasto qualcuno che si domanda cosa può succedere se gli italiani, nel mezzo e in balia di questi equilibri, non vogliono più giocare?