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Gas, Siria e geopolitica. Così Erdogan raddoppia gli sforzi contro Mosca

Dopo aver dichiarato illegale l’annessione della Crimea, il Presidente turco Erdogan ora fa un ulteriore passo “anti-diplomatico” sull’asse Ankara-Mosca, ma con il rischio di innescare una serie di valutazioni nel suo alleato principale. Il conflitto russo-ucraino è stato al centro del meeting con la sua controparte ucraina in cui il Sultano ha parlato dell’intenzione di spedire il gas via Tanap in Ucraina. Come la prenderà Vladimir Putin, già inquieto per la postura turca a Idlib?

QUI ANKARA

Una mossa simile è chiaramente ostile alla Russia in quanto costituirebbe un elemento denso di riverberi nel dossier energetico in corso tra Mosca e Kiev. Ma rappresenta già il terzo fronte aperto da Erdogan in pochissimi giorni con la Russia. Prima è tornato sui fatti relativi alla Crimea, incontrando il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. A Kiev Erdogan ha scelto di usare parole dure contro la Russia. Dopo la Crimea anche la crisi attorno a Idlib ha rappresentato un focus su cui tutte le cancellerie si stanno concentrando.

Se da un lato Erdogan vorrebbe realizzare anche in Ucraina quella stessa connessione che ha proposto alla Libia con il memorandum sulla delimitazione marittima (che ha provocato la reazione di Grecia, Cipro, Israele, Usa e Francia), dall’altro non si può fare a mano di non notare che forse Ankara utilizza questi nuovi memorandum di cooperazione economico-militare per sganciarsi da relazioni diventate troppo complicate, oppure per tentare (ancora una volta) di alzare la posta.

QUI MOSCA

Fino a oggi le relazioni tra Ankara e Mosca si sono caratterizzate per essere state ben strutturate, un matrimonio sancito da una serie di dossier altamente densi, come l’energia, la geopolitica e il nucleare. Il Turk Stream di fatto vuole essere il “delta” di una nuova strategia divisiva per minacciare la sicurezza energetica dell’Europa, così come percepito dal Dipartimento di Stato americano che ha più volte espresso tutte le sue preoccupazioni sul gasdotto russo-turco (la cui inaugurazione si è svolta pochi giorni fa a Istanbul alla presenza di Vladimir Putin e di Receyp Erdogan). Inoltre la russa Rosatom sta costruendo la prima centrale nucleare della storia turca, coinvolgendo risorse e strategie che nascono all’indomani dell’abbattimento del Sukhoi Su-24 da parte dell’aviazione turca vicino alla frontiera siriana. E dopo la strage di Istanbul (sette mesi dopo) in una telefonata i due leader si riavvicinarono anche per via delle sanzioni contro Ankara.

QUI SIRIA

“Se il regime siriano non si ritirerà entro febbraio dalle zone in cui si trovano le postazioni turche di monitoraggio a Idlib la Turchia dovrà agire”. Questo l’ultimatum che Erdogan ha lanciato davanti al gruppo parlamentare del suo partito Akp, dopo gli scontri di lunedì, con Damasco che ha accusato Ankara si appoggiare i terroristi. Ma perché il fronte siriano si intreccia con quello energetico e della geopolitica legata a Mosca? Semplicemente perché la vera partita in corso a quelle latitudini, ovvero la guerra di posizioni tra Russia e Turchia, si gioca sulla divisione della Siria. E tutto lascia crede che il Cremlino non intenda cedere a Erdogan un’altra piattaforma di supremazia, così come ad esempio fatto nel Mediterraneo orientale (e contro Cipro e Grecia).

twitter@FDepalo

 

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