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E se Renzi avesse ragione sul Sindaco d’Italia? La versione di Arturo Parisi

“È il proporzionale bellezza! Ognuno fa il suo gioco. Ognuno va dove lo porta il cuore e magari anche dove giorno per giorno lo spinge la coratella”. La lettura che l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi dà delle parole di Matteo Renzi ieri a Porta a Porta arriva a una conclusione, che non riguarda solo il leader di Italia Viva: la strategia di portare acqua al proprio mulino del proprio partito per cercare di contare più degli altri – anche se più grandi – è un male atavico che arriva da un’idea proporzionale di rappresentanza in cui l’Italia rischia di ricadere se la legge elettorale sarà modificata in tal senso, come prevede il Germanicum.

Parisi, promotore assieme a Mario Segni delle riforme istituzionali nella prima metà degli anni ’90 che portarono al referendum sulla riduzione delle preferenze nelle elezioni per la Camera dei Deputati, di leggi elettorali è profondo conoscitore ed è su questo che dà un consiglio a Renzi, Zingaretti e Conte: “Dimenticare il chi, il perché, il dove, e ancor di più il come della proposta di Renzi. Diciamo meglio: della proposta che ha attraversato tutto l’ultimo infinito trentennio e che ieri Renzi ha ricordato. Fare finalmente dell’Italia una democrazia che decide. Prima di rinculare definitivamente in eterno nel teatro del proporzionale”.

Come interpreta le proposte di Renzi sul “Sindaco d’Italia” e su un possibile governo istituzionale?

Come un segno di difficoltà. Come la consapevolezza della necessità di tirarsi fuori dal pantano nel quale è finito, che ogni giorno in più assomiglia a delle sabbie mobili.

Rischia di portarsi dietro il governo?

Come? Rischia? Penso che sia il suo obiettivo. O spostare il baricentro interno alla maggioranza uscendo dalla condizione di marginalità alla quale sembra destinato, o ridefinire il perimetro esterno. Di certo non può continuare così. La ragione per la quale Renzi ha messo in moto il processo sfociato nel Conte 2 mi sembra ai suoi occhi esaurita.

Su Formiche.net la politologa Nadia Urbinati ha immaginato la possibilità che Renzi voglia diventare il presidente del Consiglio di questo presunto/possibile governo istituzionale. Lo immagina possibile?

Non l’ho letto. Ma ritengo proprio di no.

Perché lo esclude così nettamente?

Per fare un governo quale quello immaginato l’unica maggioranza ipotizzabile sarebbe una di centrodestra allargata a IV. Per uno con profilo addirittura istituzionale ne occorrerebbe una che coinvolga entrambi i campi. In ambedue i casi l’idea che Renzi torni a guidare il governo suona oggettivamente come una provocazione.

E allora resta solo l’ipotesi di un rimpasto di governo, magari cambiando il premier?

Diciamo più semplicemente che fino a quando non interviene un evento che interrompa formalmente la vita della maggioranza, e quindi metta in causa il governo, le cose sono destinate a proseguire con l’andamento presente. Scelga lei se con fibrillazioni, chiacchiericcio, o guerriglia. Ma come ora. È vero che Porta a Porta ambisce da tempo a fare la “terza camera”. Ma non basta.

Insomma professore, tirando le somme, la strategia di Renzi a quale risultato ha portato? O è troppo presto per trovare una risposta? Ha detto che ha chiesto un incontro con Conte per mettere la “parola fine a questo teatrino”… Punto e a capo?

Il risultato lo vedremo più avanti. Dell’obiettivo abbiamo già parlato. Mettere fine al governo Conte, prima che il governo Conte metta fine a lui. Sempre che, come capita nelle sabbie mobili, agitandosi troppo il malcapitato non finisca per peggiorare da solo la sua situazione. A proposito delle reciproche accuse di trasformismo perfino Bettini, celebrato stratega dell’attuale Pd, dice che “ha rispetto” per tutti. Anche se a voce bassa aggiunge che gli “piacerebbe che emergessero di più le ragioni politiche delle diverse scelte”. Forse sarebbe più semplice dire: è il proporzionale bellezza!

Cosa intende?

Ognuno fa il suo gioco. Ognuno va dove lo porta il cuore e magari anche dove giorno per giorno lo spinge la coratella. Basta dare un occhio ai giornali. Nessun disegno da intestare al Paese, troppi calcoli personali o di gruppo. Su una cosa penso che tutti convengano: è un teatrino che non si può sopportare. Salvo aggiungere: basta! L’ho detto prima io.

Le faccio un’ultima domanda: da uomo politico ed ex ministro, che consiglio darebbe a Renzi, Zingaretti e Conte?

A tutti e a ognuno lo stesso. Dimenticare il chi, il perché, il dove, e ancor di più il come della proposta di Renzi, e delle reazioni. Diciamo meglio: della proposta che ha attraversato tutto l’ultimo infinito trentennio e che ieri Renzi ha ricordato. Fare finalmente dell’Italia una democrazia che decide. Prima di rinculare definitivamente in eterno nel teatro del proporzionale riaperto lo scorso settembre: dove ognuno calcola e difende nient’altro che la sua porzione, preoccupato solo di restare al tavolo dove si tratta, con l’unica ambizione di conquistare il posto di partito meno piccolo e perciò il potere di dare le carte. Ma il mio orologio è fermo, lo riconosco, e sono in un evidente conflitto di interessi. Anche se, come lei dice, informato dei fatti politici e di governo, parlo da semplice cittadino interessato solo alla cosa comune.



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