Italia, Francia e Spagna. È una corsa a tre per aggiudicarsi il comando della nuova missione europea verso la Libia. Nonostante i dubbi sulla sua efficacia e la difficile convergenza tra tutti gli Stati membri per definirne le regole d’ingaggio, la leadership fa gola a molti. L’Italia punta a confermare il comando che dal 2015 detiene sull’operazione Sophia, anche se, trattandosi di un nuovo impegno, non è per nulla scontato. Per questo Francia e Spagna si sono fatte avanti con determinazione. Se per gli iberici sembrano esserci pochi margini (visto il comando dell’operazione Atalanta), per i transalpini le opportunità sono maggiori, anche grazie anche al tradizione e coordinato impegno di Parigi nelle varie sedi dell’Ue.
CAMBIO AL COMANDO
Intanto, come previsto, all’aeroporto militare Francesco Baracca di Centocelle, alle porte di Roma, ieri è andato in scena il passaggio di consegne al comando dell’operazione Sophia tra l’uscente ammiraglio Enrico Credendino e il subentrante ammiraglio Fabio Agostini. A presenziare il cambio della guardia c’erano il presidente del Comitato militare dell’Ue Claudio Graziano, il sottosegretario alla Difesa Giulio Calvisi e il capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli. Due giorni prima, erano stati gli ambasciatori dei Paesi membri, riunitisi come Comitato politico e di sicurezza, a nominare Agostini al comando di una missione che chiuderà i battenti nel giro di un mese.
LA FINE DI SOPHIA
La fine di EuNavFor-Med è difatti segnata, già priva da tempo della sua componente navale. La scorsa settimana, i ministri degli Esteri dell’Ue hanno trovato l’accordo politico per la sua cessazione, dando contestualmente il primo via libera alla nuova missione per garantire l’embargo di armi sulla Libia, segnale minimo dopo la Conferenza di Berlino per dimostrare che il Vecchio continente vuole dire la sua sul complesso dossier nordafricano. Artefice del compromesso l’Alto rappresentate Josep Borell. Lo spagnolo è riuscito a forzare le resistenze dei Paesi più reticenti tanto al rafforzamento di Sophia, quanto a un nuovo impegno dell’Ue nel Mediterraneo, Austria e Ungheria in testa, da sempre critici per dispiegamenti navali giudicati un “pull factor” per i flussi migratori.
LA NUOVA MISSIONE
Non è un caso che tra i dettagli noti della missione ci sia la possibilità di ritirare gli assetti navali qualora ci si rendesse conto di alimentare maggiori partenze. Il punto è tra i più criticati, sia perché l’Ue ammette di fatto, per la prima volta, la possibilità di pull factor, sia perché non è chiaro a chi spetterà la valutazione sulla connessione tra missioni e partenze. In più, sempre per la necessaria convergenza tra tutti gli Stati membri, si è specificato che lo sforzo si concentrerà sulla zona orientale della Libia, lì “dove ci sono i traffici di armi”, ha spiegato Luigi Di Maio, e non a ovest, dove invece si concentrano i flussi migratori.
CHI PREME PER IL COMANDO
Nonostante i dubbi, la missione fa gola a tanti. Lo dimostra la vivacità della corsa ad aggiudicarsene il comando. L’Italia, che aveva proposto un potenziamento di Sophia prima di passare alla nuova missione, vuole confermarsi leader dell’impegno europeo in quella zona del mare nostrum. C’è però anche la Francia, che si sta muovendo compatta per ottenere la guida della nuova missione, considerata da Parigi strategica per la proiezione nel Mediterraneo centrale. Forte interesse arriva anche da Madrid, che però ha già il comando di EuNavFor Somalia, l’operazione Atalanta di anti-pirateria nelle acque del Corno d’Africa. L’ipotesi di un doppio comando non agevola le pretese spagnole.
IL CALENDARIO
La decisione è attesa per il 23 marzo, quando i ministri degli Esteri dell’Ue si riuniranno nuovamente e (se tutto andrà bene) lanceranno ufficialmente la nuova missione. I tempi sono stretti. In un mese (che si preannuncia già complesso a Bruxelles per le difficoltà sul bilancio Ue 2021-2027) si dovrà trovare piena convergenza su regole d’ingaggio, assegnazione del comando e ulteriori dettagli. Ci lavorano il Comitato politico e di sicurezza e il Comitato militare, l’organo presieduto dal generale Claudio Graziano che, su queste colonne, per primo aveva lanciato l’idea di rafforzare Sophia per garantire un embargo di armi sulla Libia. Nonostante la fine di EuNavFor-Med, gli interessi italiani restano gli stessi.
I PUNTI ITALIANI
Nella corsa al comando, i tempi stretti agevolano la candidatura italiana. Se l’obiettivo è avere una missione operativa entro fine marzo (come ha detto lo stesso Borrell), appare inevitabile pensare a Centocelle, alle strutture messe a disposizione dal Comando operativo di vertice interforze (Coi) che da cinque anni ospitano il comando di Sophia. È su questo che fa leva l’Italia: nell’aeroporto Baracca c’è un expertise rodato su compiti del tutto simili al nuovo impegno dell’Ue, nella stessa area del Mediterraneo, con esperienza comprovata nell’integrazione tra personale militare di diversi Paesi membri. La struttura funziona. Aprirne un’altra avrebbe costi più alti, senza contare la difficoltà a entrare in operatività in poche settimane.