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Ha ragione Sapelli, basta profetizzare sciagure per la nostra economia. L’opinione di Pirro

Condivido alla virgola quanto ha dichiarato ieri Giulio Sapelli nella sua intervista a questa testata: non lasciamoci prendere dal panico e dall’isteria a proposito del coronavirus. Non siamo affatto in presenza di centinaia di migliaia di casi la gran parte dei quali letali. Non siamo affatto alla peste nera fra la prima e la seconda metà del Trecento ricordata dal Boccaccio nel suo Decamerone, o alla peste degli anni Trenta del Seicento citata dal Manzoni nei suoi Promessi Sposi.

Come ha sottolineato ieri molto opportunamente in un comunicato il Consiglio nazionale delle ricerche coloro che risultano colpiti lo sono da forme a bassa o modesta intensità che solo in un numero molto limitato di casi evolvono in polmonite. E coloro che sinora sono deceduti lamentavano purtroppo gravi patologie pregresse come la Signora scomparsa in un reparto di oncologia.

In realtà, come sappiamo tutti anche se ce lo dimentichiamo, i decessi per complicazioni da influenze stagionali sono di gran lunga più numerosi in Europa e in Italia di quelli sinora registrati per il coronavirus, dal quale nella stragrande maggioranza dei casi, si guarisce come dimostrano anche i dati comunicati dalla Cina. E anche per il numero delle vittime in quel Paese bisognerebbe comprendere bene quanti sono coloro che hanno perso la vita per patologie preesistenti; e fra l’altro in un Paese di 1,4 miliardi di abitanti i decessi giornalieri sono, com’è fin troppo intuibile, molte migliaia e sarebbe interessante conoscere quanti di quelli siano ascrivibili ad altre cause che, probabilmente, saranno di gran lunga superiori a quelli causati dal coronavirus.

E poi diciamolo con franchezza che può rasentare la brutalità: dall’inizio dell’anno si sono registrati più morti in Italia per incidenti sul lavoro, per femminicidi (già, i femminicidi) e per incidenti d’auto, di quanti non ve ne siano stati per il coronavirus, ma l’attenzione della grande stampa non è stata all’altezza della denuncia necessaria a segnalare con costanza il protrarsi di quelle drammatiche ‘patologie’ che non si è riusciti sinora, non dico a debellare, ma almeno a mitigare.

Pertanto ha ragione Sapelli: smettiamola di profetizzare sciagure catastrofiche per la nostra economia con ricadute devastanti su Pil, occupazione ed esportazioni. Seguiamo invece con accuratezza – come stanno sottolineando i più autorevoli epidemiologi in questi giorni – i vari decaloghi e le istruzioni che vengono impartite dalle autorità competenti, siamo prudenti, certo, sempre accorti, ma viviamo regolarmente la nostra vita quotidiana. L’Italia, nonostante le nostre isterie e i nostri timori, è un grande Paese e ce la farà ancora una volta.



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