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Il paziente da curare è il Pil. L’analisi di Arditti

Per alcuni è poco più di una semplice influenza, per altri un morbo da isolare ad ogni costo. Sul coronavirus ne stiamo sentendo di tutti i colori, ma resta una sola grande certezza: il paziente che rischia di essere colpito più duramente si chiama Pil. È una indagine di Swg per Confcommercio, a mostrarci una fotografia a dir poco impressionante degli effetti del Covid-19 sulle opinioni degli italiani.

Se il 20 febbraio la percentuale di cittadini che si dichiara pessimista sull’andamento economico del Paese è solamente del 29%, due giorni dopo tocca quota 52%. Rilevazioni vicinissime temporalmente, ma lontanissime nei risultati. A separare con tale nettezza le “Due Italie” (quella più fiduciosa e quella decisamente disfattista) è il 21 febbraio. Giorno in cui la notizia del focolaio di Codogno conquista le aperture di tutti i giornali online e invade i palinsesti delle reti televisive.

Un balzo in avanti impetuoso e fuori dall’ordinario di ben 23 punti percentuali, un incremento di quelli che si verificano solo in presenza di accadimenti storici sconvolgenti, capaci di creare nell’immaginario collettivo un preciso spartiacque tra un “prima” e un “dopo”.

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Scuole chiuse, cancelli serrati per musei, teatri e cinema, eventi annullati. Il Nord locomotiva d’Italia frena la sua corsa. Ma i cittadini cosa ne pensano delle misure adottate? Il 60% degli intervistati è d’accordo con chi sostiene che si è agito d’impulso senza tenere conto delle possibili conseguenze economiche.

E addirittura il 55% crede che i provvedimenti restrittivi stanno creando danni ben più gravi di quelli che si sarebbero verificati con una maggiore diffusione del virus.

Per dirla senza troppi giri di parole, la maggioranza degli italiani sta cominciando a convincersi che su questa vicenda la politica ha fatto tanto, troppo rumore.

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E così a fronte di un’Italia che resta comunque preoccupata e non sottovaluta l’emergenza, inizia a farsi strada l’idea che le misure anti-epidemia sono eccessive. Un’opinione condivisa, per ora, da una cospicua minoranza dei cittadini (22%).

Il dato più sorprendente però è un altro: proprio in Lombardia, la regione più colpita dall’infezione, cresce la percentuale di quelli convinti che le disposizioni siano esagerate (31%). In sostanza, quelli che stanno sperimentando sulla propria pelle gli effetti dei provvedimenti sono quelli che più di tutti li giudicano sproporzionati.

Numeri che ci restituiscono un’immagine ben distante da quella di un Paese in preda al terrore del contagio. Più che dal virus in sé, gli italiani sembrano essere spaventati dalle ripercussioni che potrebbe avere sul benessere e sulla crescita.

Come la storia ci insegna il crinale tra percezione e realtà è labile e se non si reagisce in fretta l’Italia rischia di diventare il malato economico d’Europa.

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