“Non potete credere che io, con l’aiuto di una srl e con un pugno di ragazzi in Parlamento, possa combattere da solo contro la partitocrazia, la massoneria, il sistema bancario, la Bce, la criminalità organizzata, contro tutti i media”. Ci sarebbero anche Al Qaeda, i cinesi e la Spectre, ma insomma, non è che Grillo possa occuparsi proprio di tutto.
Però, ecco, le amministrative sono andate come sono andate, i cinquestelle hanno perso buona parte dei voti conquistati a febbraio e Beppe si sente in dovere di fare la sua chiamata, anzi richiamata, alle armi. Ed esorta i nove milioni che lo hanno votato alle politiche a far sentire la loro voce, senza la quale “vinceranno loro”.
Insomma, l’analisi del dopo voto si è conclusa con un classico del M5S, se si vince, vince lui, se si perde, tocca trovare un altro colpevole. E in questo caso appare chiaro che la colpa è dei tanti che, dopo aver votato per i grillini, all’occasione successiva sono rimasti a casa, neanche si può dire che siano andati al mare perché il tempo era brutto.
Ancora non siamo ai vaffanculo, eh, anzi Grillo prova a coccolare si suoi (ex? mancati?) elettori, si limita a sottolineare come la loro voce sia diventata col tempo più flebile, e ricorda che “ognuno deve valere uno”. Non lo sfiora, o sembra non sfiorarlo, che i voti li abbia persi tra chi ha visto all’opera il “pugno di ragazzi in Parlamento” o tra quanti abbiano maturato la convinzione che lui vale uno, decidendo tutto, e gli altri valgono meno di zero.