Molto rumore per nulla. Nonostante i 34 morti e le minacce di fare saltare un’alleanza troppo utile a entrambe le parti, il presidente Erdogan torna da Mosca a bocca asciutta. L’unica differenza, rispetto alle altre volte, è che oggi per ottenere una dichiarazione congiunta con la Russia i colloqui sono durati quasi sei ore. Per la precisione 2 ore e 40 di faccia a faccia Erdogan-Putin e altre tre di trattativa estenuante fra le due delegazioni. Dove però in una c’era a capo Sergei Lavrov, nell’altra il ben più modesto Mevlut Cavusoglu.
Questa sera dalla mezzanotte partirà l’ennesimo cessate il fuoco nella zona di Idlib, nella speranza che questa volta duri. Per il resto non cambia praticamente niente. Russi e turchi pattuglieranno insieme un corridoio di sicurezza sei chilometri a nord e sei chilometri a sud dell’autostrada M-4, che collega Aleppo a Latakia, una delle più importanti strade di collegamento del Paese e che rimane saldamente nelle mani di Assad. Del resto, proprio a Latakia, c’è una delle più importanti basi russe. Non solo. Sulle modalità di gestione del corridoio di sicurezza non sono ancora stati dati dettagli, perché i ministri della difesa devono ancora finire di lavorarci. I pattugliamenti dovrebbero comunque iniziare il 15 marzo.
Quindi insomma non solo il presidente siriano non esce di scena, Erdogan non è riuscito a fare valere le proprie posizioni nemmeno a fronte di 34 militari morti e la minaccia di rendere a Mosca la vita più difficile.
L’unica difficoltà per Putin è che questa volta ha dovuto perdere più tempo, ma ancora una volta si fa come dice lui. Il presidente russo, durante la conferenza stampa ha anche dichiarato: “Non siamo sempre d’accordo su tutto, ma quando occorre trovare un’intesa ci mettiamo d’accordo2.
Dove però, un passo indietro, lo fa sempre e solo la Turchia. A Erdogan non è rimasto altro che dire che l’esercito della Mezzaluna risponderà al fuoco. Ha invitato Putin ad Ankara e detto che l’alleanza fra i due continuerà e crescerà. Chissà se si riferiva alla fornitura di missili e aerei da guerra. Sono tutte cose che si scopriranno nelle prossime settimane.
Gli occhi di tutti, anche quelli dell’Europa, ora sono puntati su Idlib e sul cessate il fuoco, nella speranza che duri e che contribuisca ad alleggerire la situazione sul confine greco.
Di fondo, andando al sodo, siamo davanti sempre alla solita immagine. Una potenza di calibro medio, ma con un’ambizione sproporzionata alle sue reali possibilità da una parte e una grande potenza dall’altra. La Turchia può contare sulla posizione geografica e su un leader carismatico. Non basta a diventare grande potenza. È però dimostrato che, se qualcuno non la ferma o non la ridimensiona, può trasformarsi in una mina impazzita e destabilizzare il mediterraneo.
Per il momento ci ha sempre pensato Putin. Chissà quando troverà il modo di farlo l’Unione Europea.