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Salvare l’Europa

L’Italia ha un nuovo governo. Un diverso premier siede anche in Grecia e Spagna. Nei prossimi mesi qualche novità potrebbe esserci anche in Francia. Se allarghiamo l’orizzonte e guardiamo al mondo arabo scosso dalle rivolte e dai regime-change oppure alle elezioni negli Stati Uniti o, ancora, ai cambi di guardia già programmati in Russia o in Cina, possiamo bene renderci conto che siamo in presenza di un gigantesco cambio di guardia mondiale. Ci saranno conferme e continuità ma anche tanti, numerosi, cambiamenti (di persone e di politiche). La consapevolezza delle trasformazioni deve favorirne la comprensione affinché queste siano parte di un processo non troppo subìto. Ovviamente non possono essere un alibi.
 
La tesi della sospensione della democrazia in Italia e di un supposto colpo di Stato ha molto fascino ma scarso fondamento. Il governo frutto delle elezioni tenute nell’ormai lontano 2008 si è rivelato fallimentare perché non è riuscito a cogliere il senso degli avvenimenti che lo stava travolgendo e perché aveva ormai perso di credibilità e fiducia non solo all’estero ma anche e soprattutto presso i cittadini/elettori italiani. La scelta di Mario Monti è stata forse obbligata ma comunque suffragata dal Parlamento. Secondo Scalfari si tratta del “governo istituzionale” che tratteggiava Bruno Visentini. È una suggestione credibile. Tuttavia, il punto vero è un altro ed è come salvare l’Italia dal baratro cui sembra naturalmente risucchiata.
 
Il nuovo presidente del Consiglio, a differenza del predecessore, ha il sostegno del Paese e della comunità internazionale. I numeri della nostra finanza pubblica e della nostra economia restano però quelli indeboliti dall’ultimo governo e dai governi precedenti, oltre che dalla crisi mondiale. Risalire la china sarà un’impresa ardua, al limite dell’impossibile. Proprio per questo, non abbiamo altre possibilità. Questo non toglie che Monti possa e debba procedere con il pilota automatico secondo uno schema predefinito (magari da Cancellerie di Paesi alleati e concorrenti).
 
La nostra sfida non è nel consegnare l’Italia in svendita all’Europa. Il compito della nostra classe dirigente è il contrario. Riportare l’Italia al centro dell’iniziativa politica della Ue, di cui siamo co-fondatori decisivi. Per spiegarci con un esempio: non vorremmo una stagione di privatizzazioni e dismissioni come quella del ‘92-‘93 ma una nuova conferenza di Messina che culmini in un nuovo Trattato di Roma. Sono passati più di cinquanta anni da quella straordinaria soluzione politica che, dopo una crisi diplomatica, consentì all’Europa di divenire quella che ancora oggi è. Ora, più ancora che i nostri bilanci, si tratta di salvare la moneta unica e l’Unione stessa. Una scossa europea, ecco ciò di cui abbiamo bisogno. Mario Monti può essere la persona giusta. L’Italia è il Paese giusto.


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