L’assemblea può aspettare, il dividendo anche. Ora è il governo a dirlo, a mezzo decreto. Nei giorni scorsi Formiche.net aveva dato conto circa la volontà politica del governo di posticipare la scelta dei nuovi board delle partecipate di Stato e dunque far slittare le relative assemblee chiamate ad approvare i nuovi amministratori e distribuire i dividendi agli azionisti. Una decisione che, secondo indiscrezioni di stampa, avrebbe fatto storcere il naso a molti fondi istituzionali azionisti della spa.
Ora però tale orientamento, che trova la sua ratio nell’impedire che le riunioni dei soci in grandi spazi possano trasformarsi in nuovi focolai di coronavirus (e comunque, vista la situazione, il governo ha messo in secondo piano un eventuale accordo sulle nomine, per confermare gli attuali amministratori al fine di non sottarre tempo all’emergenza), sembra destinato a trovare spazio proprio in quel decreto all’esame del Cdm previsto nel week end contenente le misure a sostegno dell’economia alle prese con l’epidemia.
Si tratterebbe, ha scritto il Sole 24 Ore, di un rinvio fino a tre mesi delle assemblee per le nomine delle grandi società pubbliche quotate in Borsa. La norma dovrebbe prevedere che le assemblee possono essere rimandate e si devono svolgere entro tre mesi dall’entrata in vigore del decreto, quindi entro il 30 giugno. La norma però non è limitata alle società pubbliche e alle nomine. Prevede la facoltà di un rinvio generalizzato delle assemblee (Mps e Poste lo hanno già fatto) degli azionisti fino alla fine di giugno, per tutte le società quotate (anche le private) che lo ritengano necessario e per tutte le delibere di competenza dell’assemblea. Quindi ci potrebbe essere uno slittamento anche per l’approvazione dei bilanci e per la distribuzione del dividendo.
In molti si sono chiesti se con la moderna tecnologia che consente di collegarsi in streaming, si fosse potuto evitare di ricorrere allo slittamento delle assise, suscitando il malumore dei fondi. Formiche.net ha sentito in merito Stefano Micossi, direttore generale di Assonime, l’associazione delle spa. “Le società, anche per essere più tranquille hanno chiesto un pronunciamento pubblico sulla questione del rinvio delle assemblee. Il malumore di certi fondi, che ovviamente attendono il dividendo, non è incomprensibile. Però va detto che le assemblee in streaming necessitano anch’esse di una normativa precisa, perché non tutte le società sono in grado di farlo. La questione è delicata, perché se qualcosa va storto in un’assemblea via streaming, scattano delle cause penali. La tecnologia si può anche usare ma bisogna essere pienamente certi delle deleghe”, spiega Micossi.
“Posso capire i fondi, ma abbiano pazienza, un rinvio delle assemblee non sarà il peggio che ci può capitare. Per il fondo può anche essere un problema, nessuno ha voglia di rinviare l’assemblea per non pagare i dividendi, ma cosa dobbiamo fare? Se non ce la si fa, dobbiamo rimandare. Anche perché, e questa è una mia impressione, l’emergenza non si esaurirà in pochi giorni”. Chiarito il discorso assemblee, Micossi affronta anche quello delle nomine. “Ho sentito alcune dichiarazioni di buon senso nei giorni scorsi: spostare della gente che ha fatto bene mi pare un errore, credo che confermare chi nelle partecipate ha fatto un buon lavoro sia importante e una scelta di buon senso”.