“Whatever is necessary”. I Paesi del G7 sono disposti a fare “tutto quel che è necessario” per arginare i danni del Coronavirus. È con questa promessa di draghiana memoria che si apre il comunicato finale della teleconferenza che questo pomeriggio ha riunito i sette leader di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, assieme alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
L’incipit è eloquente. La risposta coordinata dei sette Paesi a quella che l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) ha ufficialmente dichiarato una pandemia si baserà su pochi e inamovibili principi: “Sulla scienza e sulle prove, coerentemente con i nostri valori democratici, e sul ricorso al nostro settore privato”.
Seguito dall’elogio del “valore di una condivisione delle informazioni intempo reale per assicurare l’accesso alla migliore e più recente intelligence, migliorando le strategie di prevenzione e le misure di mitig azione”, il monito sembra delineare velatamente un metodo alternativo, se non opposto, a quello seguito dalla Cina nella gestione della crisi sanitaria. A legger fra le righe, due sono i paletti posti all’azione dei governi: la trasparenza da una parte, “per massimizzare l’accesso pubblico alle ultmie corrette e rilevanti informazioni, riconoscendo che milioni di cittadini ricevano informazioni e aggiornamenti attraverso i social media”, e la contrarietà a un’eccessiva pervasività dell’azione statale dall’altra.
Dal documento emerge la drammaticità del momento. Non è un addio alla globalizzazione, ma ha tutto l’aspetto di una sospensione a termine. Coordinamento, supporto alla crescita, difesa dell’occupazione, degli investimenti e del commercio, della scienza, della ricerca e della cooperazione tecnologica le linee che guideranno la road map dei grandi del mondo. Ma anche tutto ciò che possa “rimandare la diffusione del virus”, compresi “gli appropriati controlli delle frontiere”.
Sul piano sanitario, oltre il contenimento dei contagi, il traguardo finale è lo sviluppo di un vaccino. “Supporteremo il lancio di progetti di ricerca comuni finanziati sia da risorse pubbliche che private, e la condivisione di strutture, verso un rapido sviluppo, produzione e distribuzione di cure e vaccini, aderendo ai principi di efficacia, sicurezza e accessibilità” recita il testo. Il coordinamento fra ministri della Salute del G7 sarà “su base settimanale” e nel pieno riconoscimento del mandato globale dell’Oms.
L’economia è il tasto più dolente. I leader invitano alla mobilitazione “di un ampio ventaglio di strumenti, incluse misure monetarie e fiscali, così come azioni mirate per supportare immediatamente e ove necessario lavoratori, aziende e settori più colpiti”. Poi l’appello alle banche centrali di “continuare a coordinare a fornire le necessarie misure monetarie per supportare la stabilità economica e finanziaria, promuovere il recupero e la crescita”. Bce e Fed avvisate.
Il documento suona come un requiem alle politiche di austerity, soprattutto quando invita il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale a “supportare di più i Paesi nel mondo all’interno di una risposta globale coordinata, concentrata su questa sfida specifica”. Su questo fronte, in chiusura, il G7 passa la palla al G20, che è chiamato a “supportare e ampliare questi sforzi”.