La vicenda Alitalia non riguardava solo il destino della compagnia di bandiera. Era uno spigoloso banco di prova per il governo. La trattativa non si è ancora chiusa del tutto, bisogna definire ancora aspetti molto importanti per il rilancio del vettore aereo italiano (partner straniero e destino di Malpensa, solo per fare due esempi) e non mancheranno di proseguire le polemiche (non infondate) su alcuni macroscopici conflitti d´interesse, ma è già possibile indicare un vincitore assoluto: è Gianni Letta. La sua tenacia e la sua autorevolezza hanno consentito un risultato nient´affatto scontato. Chiudere l´intesa fra Cai e la grande moltitudine di sigle sindacali era una sorta di missione impossibile. E forse proprio per questo Berlusconi ha incaricato il suo più fidato collaboratore. Che finalmente può archiviare la definizione, non sempre apprezzabile, di “eminenza grigia”. Letta è ora a tutti gli effetti un fondamentale ed esplicito protagonista della vita politica e civile del Paese. Politicamente, la novità non è irrilevante e non riguarda solo lo status del sottosegretario alla presidenza del Consiglio bensì la fisionomia più complessiva della maggioranza.A fine maggio, un osservatore attento come Augusto Minzolini ammoniva dalle colonne de La Stampa che “Silvio sarà più Andreotti che Thatcher”. Il giornalista, in effetti, si riferiva proprio al possibile ruolo di Letta, vedendolo in contrapposizione con il decisionismo del premier. A distanza di qualche mese possiamo dare ragione al giornalista del quotidiano torinese solo a metà. Nel senso che, in effetti, il metodo Letta è in antitesi con quello della mitica signora di ferro inglese. Diversamente, però, da quello che temeva Minzolini, la capacità del sottosegratario alla presidenza è funzionale e non alternativo al decisionismo “dolce” del Cavaliere. La ricetta berlusconiana di governo prevede senz´altro il bastone di Brunetta, ma non intende rinunciare alla carota di Letta. Se c´è da convincere gli interlocutori, non c´è nessuno meglio dell´ex direttore de Il Tempo. Solo pochi giorni fa, l´autorevole Paul Betts sul Financial Times si rivolgeva al premier italiano spiegando che aveva l´occasione di fare come la Thatcher. Il suo articolo è stato letto attentamente ma poi, sebbene nessuni dubiti sulla necessità di una sana influenza thatcheriana in Italia, è stato cestinato. Meglio andare sul sicuro. Il risultato da ragione a Berlusconi e consente di rileggere anche un pezzo di storia italiana, quella della Prima Repubblica. Alitalia potrebbe non essere l´unica Fenice. Gianni Letta fa risorgere dalle ceneri la migliore tradizione politica italiana.
E Gianni surclassa la lady di ferro
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