Se Berlusconi avesse avuto un avvocato…
Un avvocato, un giurista. Non un gruppo di parlamentari che si occupano più di propaganda che di diritto. Così l’ex direttore dell’Unità e del Riformista, Emanuele Macaluso, commenta la sentenza della Consulta che ha respinto il legittimo impedimento per il Cavaliere rimandandolo in Cassazione. A Berlusconi Macaluso consiglia sommessamente, così come fece Giulio Andreotti con il professor Franco Coppi, di farsi processare.
Consulta: respinto ricorso di Berlusconi. Solo accanimento?
Credo che l’errore più grave lo abbiano commesso gli avvocati di Berlusconi nel momento in cui gli hanno consigliato questo tipo di ricorso. Non ha degli avvocati ma dei parlamentari, uomini che fanno più propaganda che diritto. Un giurista avrebbe da subito compreso che la sentenza non poteva essere che quella. Ovvero che il Tribunale era l’unica sede che poteva decidere su questa materia.
Ha quindi sbagliato consulenti?
Mi domando: come è possibile che gli consiglino di proporre un ricorso per cui oggi un’altra Corte importantissima come quella Costituzionale gli dà torto? È una grave imprudenza: sarebbe stato meglio andare direttamente in Cassazione con l’eventuale successiva decisione sul merito delle questioni giuridiche. Avendo visto come sono andati i fatti, ho compreso l’antifona: il ricorso in Cassazione presentato oggi è stato presentato, finalmente, da un avvocato, il professor Coppi. Questa è la lettura della vicenda.
Longo e Ghedini quindi sul banco degli imputati?
Hanno fatto in modo che un’altra corte, che non era necessario che si pronunciasse, si è invece pronunciata su un fatto specifico. Politicamente e dal punto di vista mediatico la decisione della Corte Costituzionale è un colpo non da poco. Credo che sarebbe necessario riflettere in maniera più approfondita e prestare attenzione a non mettere in pratica azioni per evitare i processi. I processi, quando ci sono, bisogna farli. Così come fece Giulio Andreotti assistito dal professor Coppi.
E’ a rischio la tenuta del governo?
Lo escludo. Non credo a conseguenze dirette sulle sorti di Letta e dei suoi ministri, lo ha anche detto Berlusconi stesso. Prima di lui sul Foglio ci aveva pensato ad escluderlo perfino Daniela Santanché, la più esasperata e la più esasperante delle sue deputate. Inaudito e incredibile che l’esecutivo possa essere messo in discussione da una sentenza della Consulta. Un governo, al limite, si mette in minoranza per i provvedimenti che pone in essere, non per i riverberi giudiziari. Sarebbe una primizia solo italiana, non esiste al mondo che un governo sia fatto dipendere dalla sentenza di un tribunale in cui sia coinvolto il leader di un singolo partito. Sarebbe solo una grave anomalia.
Gasparri ha minacciato la dimissione in massa dei parlamentari ma poi è stato sconfessato: sintomo di truppe che procedono alla rinfusa?
Certo. E c’è la gara a chi tra loro si mostra più fedele al leader: questo il dato che risalta maggiormente. Tra l’altro è una competizione che, come si evince, ha l’esito che ha.
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