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Asse europeo per la crescita, Monti batte Merkel 8 a 2

Il momento delle decisione coraggiose e necessarie è arrivato. È l’esigenza dell’Europa. Così hanno detto i primi ministri David Cameron, Mark Rutte, Mario Monti, Andrus Ansip, Valdis Dombrovskis, Jyrki Katainen, Taoiseach Enda Kenny, Petr Necas, Iveta Radicova, Mariano Rajoy, Fredrik Reinfeldt e Donald Tusk in una lettera comune. Due le assenze vistose tra le firme: Merkel e Sarkozy.
 
“Accogliamo con favore i passi che si stanno intraprendendo, sia a livello nazionale che a livello europeo”, specificano nella missiva. I premier hanno confessato: “Siamo impazienti di concordare futuri passi concreti nella nostra prossima riunione, concentrando l´azione su otto priorità chiare per rafforzare la crescita”.
 
Gli 8 punti del piano anti-crisi
Tra le priorità c’è quella di portare il mercato comune alla successiva fase di sviluppo, rafforzando la governance e innalzando gli standard di attuazione. Il rapporto della Commissione al Consiglio Europeo di giugno dovrebbe fissare delle azioni chiare e dettagliate necessarie per migliorare l´attuazione e rafforzare l´esecuzione. I leader suggeriscono cominciare ad agire nel settore dei servizi che oggi rappresentano quasi i quattro quinti della nostra economia eppure c´è ancora molto da fare per aprire il mercato dei servizi nella misura necessaria.
Nella lettera chiedono anche la creazione di un vero mercato unico digitale entro il 2015 e di attuare l´impegno a realizzare un mercato unico dell´energia, effettivo ed efficace, entro il 2014.
 
Merkel e Sarkozy in minoranza
Mancano, fra i grandi, Germania e Francia, che a dicembre inviarono una lettera ben diversa allo stesso Van Rompuy. Allora, si trattava di lanciare il fiscal compact , il patto di bilancio voluto da Angela Merkel e basato sulla ricetta dell´austerità: aderirono 26 Paesi su 27, restò fuori la Gran Bretagna. Adesso, la Gran Bretagna c´è: e sottoscrive proposte mai prima accettate, soprattutto sul mercato del lavoro.
Forse ha tenuto lontane Parigi e Berlino l´accento forte sulle liberalizzazioni nei singoli Paesi, e il ruolo di controllore assegnato alla Commissione Europea. O ancora, la critica alle garanzie implicite per le banche, non ben accetta a Berlino. In ogni caso il tono della lettera, i temi trattati, e quell´inedito fronte di nazioni – le rigoriste Olanda e Finlandia, e la ricca Svezia, tutte con rating da “tripla A”, insieme con Spagna o Slovacchia – sembrano disegnare un profilo nuovo del continente.


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