La Serbia ha annunciato la decisione di includere il partito/milizia libanese nella lista delle organizzazioni che il paese individua come terroristi. “Il domino sta cadendo sulle operazioni europee di Hezbollah. L’annuncio della Serbia che designerà Hezbollah nella sua interezza aiuta a limitare ulteriormente la capacità dell’organizzazione terroristica di raccogliere fondi e operare nella regione. Grande mossa del presidente Vucic”, ha twittato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo.
The dominoes are falling on Hizballah’s European operations. Serbia’s announcement that it will designate Hizballah in its entirety helps to further restrict the terrorist organization’s ability to fundraise and operate in the region. Great move by President @avucic!
— Secretary Pompeo (@SecPompeo) September 13, 2020
La decisione annunciata dal capo di stato Aleksandar Vučić segue una necessità che gli Stati Uniti hanno messo nero su bianco come postilla all’accordo di normalizzazione dei rapporti mediato dalla Casa Bianca tra Serbia e Kosovo (nel documento si legge “normalizzazione economia”, ma la sfera intaccata è molto più ampia, e riguarda i rapporti politici con entità come la Cina, nonché quelli con altri attori presenti nei Balcani, su tutti Russia e Iran, e l’avvicinamento a Israele).
Esplicita la richiesta a entrambi i Paesi di designare il “Partito di Dio” libanese come gruppo terrorista. Una volontà che per Washington è parte sostanziale del confronto con l’Iran. Hezbollah è infatti il proxy di maggiore successo tra quelli con cui i Pasdaran muovono influenza nella regione, incuneandosi fino alle massime cariche di alcuni stati come Libano, Iraq, Siria.
“Gli Stati Uniti continuano a chiedere all’Unione Europea e alle nazioni europee di designare o bandire Hezbollah nella sua interezza, e riconoscono la realtà che si tratta di un’organizzazione terroristica radice e ramo senza distinzione tra i suoi cosiddetti ali ‘militari’ e ‘politiche’. Esortiamo tutti i paesi in Europa e altrove a intraprendere qualsiasi azione possibile per impedire agli agenti, reclutatori e finanzieri di Hezbollah di operare nei loro territori”, scrive una nota del dipartimento di Stato che accompagna la dichiarazione di Pompeo.
Dal Sudamerica all’Europa, il forcing statunitense contro Hezbollah – che significa pressione sull’Iran – è molto forte da mesi. Alcuni paesi, come la Germania e il Regno Unito, oppure l’Argentina, hanno mostrato in questo ultimo anno di aver recepito il messaggio e stretto i ranghi contro le attività del gruppo – scoperte anche grazie a operazioni di intelligence congiunte su cui la Cia ha mosso le proprie capacità.
La postura nei confronti del gruppo guidato spiritualmente (e materialmente) da Hassan Nasrallah divide l’approccio che degli Stati Uniti da quello dei francesi sul futuro del Libano. Pur mantenendo severità, Parigi intende tenere separato l’atteggiamento nei confronti dell’ala militare da quella politica, per cercare di trovare con Hezbollah una sorta di dialogo più inclusivo da cui ottenere successivamente processi di stabilizzazione e magari un (quasi impossibile) disarmo. Per Washington l’unica soluzione è il pugno duro per soffocare le entrate economiche e distruggere l’organizzazione.