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B52 sul Mar d’Azov. Gli occhi degli Usa su Mosca

Su invito del governo ucraino (secondo le informazioni riservate disponibili), gli Stati Uniti hanno fatto volare due bombardieri strategici B-52 sopra al Mar d’Azov così da far scattare l’allerta della difesa aerea russa e raccogliere informazioni SigInt attraverso altri due velivoli RC-135 americani e un Sentinel R1 inglese. È una missione trappola che serve per comprendere dati sul nemico: qualcosa di non troppo comune, ma che anche i russi compiono in alcune occasioni quando inviano aerei in passaggi provocatori al confine dello spazio aereo Nato o dei partner Nato. La SigInt, abbreviazione di Signal Intelligence, è d’altronde un modo per conoscere le attività del nemico; molto valido sia in fase di calma che di reazione.

I B-52 sul Mar d’Azov in effetti significano tonnellate di potenza aerea sopra a uno dei quadranti critici in cui l’annoso scontro con Kiev si dipana. Si ricorderà che due anni fa la Russia aprì il fuoco a insegne alzate contro tre unità della Marina ucraina, la prima volta di un attacco armato ufficiale, proprio in quello spicchio nord orientale del Mar Nero — angolo dal valore geopolitico chiuso dal ponte sullo stretto di Kerč, che collega fisicamente il mainland russo alla penisola occupata della Crimea. Il 28 agosto gli Stratofortress russi hanno sorvolato tutte e 30 le nazioni Nato: un’esercitazione denominata “Allied Sky” che ha riaffermato l‘unità operativa dell’alleanza — e di partner come l’Ucraina nel caso di venerdì — come significato simbolico e tecnico (anche in quel caso le difese aeree russe avevano reagito nervosamente: reazione registrata dagli occhi volanti alleati).

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