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Un moderno patriottismo

La Costituzione è strettamente legata con il valore della nazione e con quello della cittadinanza. Si tratta di un nesso fondamentale nella vita civile di tutte le moderne democrazie, e che nel nostro Paese si deve imporre come uno dei temi centrali della riflessione politica.

Da qualche tempo si avverte sempre più forte l’esigenza di rilanciare il patto di cittadinanza tra italiani per far crescere un rinnovato ethos civile e per contrastare quelle tendenze all’atomizzazione, alla frammentazione e al particolarismo che minano la coesione sociale.
È necessario più che mai mantenere vivi e attuali i valori repubblicani, che vanno intesi sia come lealismo e senso di appartenenza alla Repubblica sia come passione civile per le sorti della Res Publica e quindi per tutto ciò che rimanda alla nazione intesa come comunità politica dei cittadini.
È ovvio che la nostra democrazia, come tutte le democrazie del mondo, necessita della partecipazione attiva dei cittadini.
E ha certamente bisogno, anche nel tempo della politica che rispetta l’autonomia della società civile, di tensione ideale, di spirito pubblico, di sentimento nazionale.
Ha bisogno, in altre parole, di rinverdire le linee ideali e morali espresse dalle grandi culture politiche del Novecento, che hanno trovato la loro sintesi nella Costituzione.
In questo senso la Costituzione, accanto al suo essere Legge fondamentale dello Stato, va affermata come la Carta dei valori su cui si fonda la convivenza civile.
Estendere tale consapevolezza presso i cittadini rappresenta un’esigenza quanto mai attuale, perché da tempo s’avverte nel Paese un malessere diffuso.
Spesso la percezione del destino comune appare ed è assai labile.
La necessità di valori condivisi è riconosciuta, almeno a parole, da tutti, ma tale aspirazione risulta di fatto smentita dal frequente ricorso alla delegittimazione reciproca tra avversari politici.
Sono convinto che la nostra società e la nostra democrazia siano assai più solide di come possono apparire talvolta, ma disorientamento, sfiducia e paura risultano sentimenti diffusi e in crescita.
Non nego l’esistenza di gravi difficoltà nella vita nazionale, a partire dalla crisi economica che tanta apprensione produce nelle famiglie, nelle imprese, nei lavoratori. L’elenco dei problemi che affliggono la nostra vita collettiva è antico e noto, sarebbe superfluo ora compilarlo.
Ma, al di là della doverosa considerazione delle debolezze strutturali del nostro sistema e di nuove criticità, dobbiamo riconoscere che non si tratta in realtà di questioni molto diverse da quelle che interessano qualsiasi altro Paese europeo.
Eppure la tenuta complessiva della nostra società, la sua interna coesione, la sua convinzione di avere un futuro migliore del presente appare perennemente precaria.
Stenta ad affermarsi una mentalità da democrazia matura. È debole la percezione dei valori e degli interessi che uniscono gli italiani. E quando accade, non di rado, che di fronte alle tragedie o alle emergenze vere l’Italia si scopra unita, solidale ed efficiente, i primi a stupirsene sono gli stessi italiani, come è accaduto dopo la strage di Nassiriya e, più recentemente, dopo il terremoto in Abruzzo.
La coesione di un Paese trova il suo fondamento nella solidità del patto di cittadinanza e nei valori che fondano l’etica civile dei cittadini; anche per questo, le Istituzioni hanno il dovere di tenere sempre alta la tensione morale della società. L’educazione al patriottismo costituzionale inteso come moderno amor di Patria è uno degli strumenti privilegiati per promuovere un moderno sentimento di unità del Paese.
Tale forma di patriottismo implica inevitabilmente il riconoscersi da parte dei cittadini nei valori sanciti dalla Carta. Esserne coscienti presenta una duplice valenza: è il riconoscimento del grande traguardo di libertà e democrazia raggiunto dal popolo italiano dopo un percorso sofferto e travagliato ed è, al tempo stesso, l’affermazione di quei princìpi universali di dignità della persona che impongono all’Italia di promuovere e difendere sempre i diritti dell’uomo.
Inteso come testimonianza di un percorso storico, il patriottismo costituzionale non può che coincidere con il patriottismo nazionale e repubblicano. Come tale, esso contribuisce a preservare l’idea di Patria dalle degenerazioni nazionalistiche e razziste che hanno funestato la storia del Novecento e che purtroppo tendono a riaffacciarsi in Europa come reazione impaurita, regressiva e nichilista ai processi di globalizzazione e alle grandi migrazioni.
Il patriottismo costituzionale, nazionale e repubblicano è inseparabile dall’ideale democratico e sociale che rimanda alla storia stessa del Risorgimento.
“Finché uno solo tra i vostri fratelli – leggiamo negli scritti politici di Giuseppe Mazzini – non è rappresentato dal proprio voto nello sviluppo della vita nazionale, finché uno solo, capace e voglioso di lavoro, langue per mancanza di lavoro, nella miseria, voi non avrete patria come dovreste averla, la patria di tutti e la patria per tutti”.
Sono parole di straordinaria intensità, che fanno riflettere anche dopo centocinquant’anni.
Alcuni studiosi hanno messo in contrapposizione il carattere “caldo” del patriottismo nazionale e repubblicano con quello, presunto “freddo”, del patriottismo costituzionale.
Non intendo entrare in una discussione politologica. Ma ritengo che tale distinzione sia in gran parte artificiosa, quantomeno lontana dal reale percorso storico compiuto dalle culture politiche in Italia.
L’identificazione con i valori della Costituzione sa infatti suscitare, se sincera, passioni forti e coinvolgenti di solidarietà e di condivisione di un comune destino per tutti gli italiani.
“La Repubblica – ha scritto Piero Calamandrei – è la nostra famiglia, la nostra casa. È un senso di civica responsabilità di un popolo che finalmente si sente padrone del proprio destino. È un senso di vicinanza e di solidarietà in cui ci riconosciamo”.
Intendiamoci, alcuni cittadini possono essersi sentiti – e possono ancora sentirsi – estranei alla Repubblica. Ma è dovere costante delle Istituzioni fare della Repubblica la loro famiglia e la loro casa attraverso una convinta azione di educazione civile oltre che attraverso la garanzia della giustizia sociale, dell’eguaglianza, del rispetto della legalità.
Il nuovo moderno e strategico impegno delle Istituzioni deve inoltre essere quello di far sentire l’Italia come patria anche a coloro che vengono da Paesi lontani, e che sono già o aspirano a diventare cittadini italiani.
Non si può chiedere a questi nuovi italiani di identificarsi totalmente con la nostra storia e con i nostri costumi. Sarebbe ingiusto e sbagliato pretendere di assimilarli nella nostra cultura. Per loro la Patria non potrà mai essere la terra dei padri.
Però si può e si deve chiedere loro di partecipare attivamente e lealmente alla vita collettiva, di fare propri i valori della Repubblica, di condividere gli obiettivi di fondo della nostra società e di contribuire alla loro realizzazione.
Si può e si deve suscitare passione civile e patriottismo nei nuovi italiani anche promuovendo la conoscenza, non solo della nostra lingua e delle nostre leggi ma anche della nostra storia, specie quella politico-costituzionale più recente.
Un’ultima considerazione: un nuovo patriottismo è necessario anche per la costruzione di un’Europa in cui accanto a istituzioni comuni si formi davvero un demos europeo unito da valori comuni. Solo una visione superficiale e minimalista dell’Europa stessa può portare a scorgere una frattura tra il sentimento nazionale e il senso di appartenenza – ancora purtroppo incerto – alla grande realtà sovranazionale in via di edificazione nel Continente.
L’educazione al patriottismo nazionale è condizione essenziale per l’educazione al patriottismo europeo che verrà. Non si può essere buoni cittadini europei se non si è buoni cittadini italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e così via.
In questo senso, può risultare particolarmente utile il ricorso al patriottismo costituzionale in senso stretto, così come questo concetto è stato elaborato in particolare da Jurgen Habermas in riferimento alla Germania.
Proprio perché opposto a qualsiasi richiamo etnico e nazionalistico, tale patriottismo può favorire l’identificazione dei cittadini in Istituzioni che si fondano su princìpi universali e sovranazionali.
In conclusione, contrariamente a quanti in passato ne hanno decretato la fine, il mondo più libero e aperto in cui viviamo riporta al centro della dinamica politica e storica la nazione intesa come comunità politica in cammino. Cioè come comunità inclusiva capace di accogliere nuovi cittadini ridefinendo se stessa e i propri obiettivi.
Il valore unificante e fondamentale è sempre lo stesso: la libertà. Come lo stesso è sempre lo strumento necessario per affermarla nel concreto: l’ethos civile dei cittadini.
“La patria – ha scritto Rousseau – non può sussistere senza la libertà, né la libertà senza virtù, né la virtù senza i cittadini”.
Anche per questo, formare nuovi cittadini italiani più consapevoli e politicamente attivi è uno dei doveri più alti che spettano oggi alle Istituzioni.


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