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Anche i Kennedy piangono. Così finisce un’era dei democratici Usa

Fine di un’era. Il deputato Joe Kennedy III, nipote di Robert e John Kennedy, ha perso le primarie per il Senato in Massachusetts questo martedì contro il senatore Ed Markey. È la prima sconfitta di un Kennedy alle primarie del Partito democratico.

Kennedy III, 39 anni, rompe così una dinastia durata 60 anni. Secondo Steve Kornacki della Nbc, tutti i Kennedy, da John a Bob, da Ted a Joe II avevano collezionato un record di 26 vittorie e zero sconfitte alle primarie in Massachusetts.

I sondaggi davano l’erede favorito fino a fine maggio. Markey, 74 anni, origini irlandesi, è una vecchissima conoscenza della politica americana. Ha mantenuto il seggio democratico del Massachusetts al Senato per ben 47 anni, dal 1976 al 2013. Partiva da sfavorito. Nel giro di due mesi però il vecchio senatore ha saputo clamorosamente ribaltare i pronostici. Fino a vincere di 10 punti di distacco sul giovane Kennedy, 55% a 45%.

Si tratta di un unicum. Se a livello nazionale la vecchia guardia dem viene rimpiazzata mano a mano dalle nuove leve generazionali e ultra-progressiste, in Massachusetts è successo l’esatto contrario. Vero è che Markey non si è mai sentito della vecchia guardia. Da sempre in prima linea per battaglie progressiste, soprattutto sull’ambiente, ha abbracciato la causa dell’ala più di sinistra del partito, facendo del Green New Deal la sua bandiera.

Così ha avviato un’incredibile rimonta sul principe della dinastia Kennedy. Complice una massiccia campagna di comunicazione social, questa sì portata avanti dai suoi giovanissimi nuovo elettori, che ha fatto di Markey un “meme” vivente, dipingendolo come un hipster che si batte per l’ambiente e per i più deboli. Non senza qualche stoccata politically scorrect al suo avversario. Come quando il senatore si è fatto ritrarre con una celebre frase di John Kennedy sulla testa, “Inizia a chiederti cosa puoi fare per il tuo Paese”, ma riscritta al contrario, “inizia a chiederti cosa il tuo Paese può fare per te”.

Tanto è bastato per creare un vero e proprio movimento che dai social si è riversato nelle strade e i comitati elettorali del Massachusetts. “Ci sono Markey club in ognuno dei principali college” – racconta Dave Weigel del Washington Post.

La sconfitta di Kennedy cala davvero il sipario su un’epoca. Ma forse il segnale più eloquente dei tempi arriva dagli endorsement che hanno accompagnato le primarie. Al rampollo della famiglia Kennedy non ne mancavano di primissimo piano. Dalla sua si sono schierate primissime file dell’Asinello come la speaker della Camera Nancy Pelosi, l’ex deputato texano Beto O’Rourke, la senatrice dell’Arizona Krysten Sinema. Markey da parte sua ha incassato invece il pubblico plauso di due frontrunners del fronte ultra-progressista: la deputata-star di New York Alexandria Ocasio-Cortez e l’ex candidata alle primarie presidenziali, la senatrice Elizabeth Warren.

Un monito da non sottovalutare per Joe Biden. Ma soprattutto per chi credeva che la sua vittoria alle primarie segnalasse la sconfitta dell’ala più a sinistra dei democratici. Non è così, e il tramonto di una delle più gloriose dinastie politiche americane sta lì a dimostrarlo.

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