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Obiettivo agro-generation

A livello europeo (Eurobserv’Er, 2011, dati 2009) il contributo delle energie rinnovabili al consumo primario è pari a 165 Mtep (Milioni di tonnellate equivalenti petrolio), e rappresenta il 9,4% (era 148,7 Mtep e l’8,4% nel 2008). Le bioenergie (o agroenergie) coprono il 66,6% del totale, rappresentando quindi due terzi delle fonti rinnovabili. È evidente il significativo ruolo svolto dalle biomasse nella generazione di calore. Se osserviamo invece lo scenario relativamente alla generazione di energia elettrica, su un totale di 584,1 Twh notiamo che il contributo principale (55,8%) proviene dall’idroelettrico, seguito dall’eolico (22,4%) e quindi dalle biomasse (18,3%). Nonostante ciò, se le rilevazioni 2010 confermeranno l’attuale tendenza, l’obiettivo complessivo di 149 Mtep al 2010 per le biomasse (intendendo con queste biomasse solide, biocombustibili liquidi, biogas e frazione rinnovabile dei rifiuti solidi urbani) non sarà raggiunto, e ci si dovrebbe attestare attorno ai 109 Mtep totali.
 
A valle della direttiva 28 del 2009 (Red, Renewable energy directive), 21 Stati membri su 27 hanno comunicato i rispettivi Piani di azione nazionale, dall’analisi dei quali si può concludere (stimando i 6 mancanti) che rispetto al 2008 complessivamente il contributo dei biocarburanti passerà da circa 10 Mtoe a circa 26 Mtoe. Relativamente all’obiettivo del 10% di combustibili alternativi per trasporti al 2020 (includendo in questo anche la trazione elettrica), i biocombustibili dovrebbero coprire l’85%.
Il nostro Piano nazionale di azione (Pna) per le fonti rinnovabili di energia prevede, su un obiettivo complessivo del 17% e 22,3 Mtep al 2020 di rinnovabili (erano 6,94 Mtep al 2005), che le agroenergie possano contribuire per il 44%, pari a 9,8 Mtep. Se confrontiamo questi dati con quelli di partenza, riferiti al 2005, risulta evidente quanto grande sia ancora il percorso che il nostro Paese deve compiere se intende seriamente giungere a questo risultato.
 
Il Decreto legislativo 28/2011 ha recepito la Direttiva 28/2009 (Red), definendo quanto necessario in termini di strumenti, incentivi, ecc. per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Direttiva stessa rispetto al consumo finale lordo di energia: purtroppo l’attuazione richiederà un ampio numero di Decreti attuativi, con le conseguenze del caso. Devono anche essere messe in atto misure in grado di assicurare la tracciabilità e quindi stimare la sostenibilità delle biomasse.
Da un punto di vista strettamente tecnologico, le grandi filiere per la generazione di energia elettrica e le piccole per la sola generazione di calore presentano sistemi assolutamente maturi e commerciali, là dove ovviamente le condizioni tecnico-economiche esistano. Analogamente, anche la filiera del biogas ha raggiunto la piena maturità, e si attende a breve l’ingresso nel mercato degli impianti per la produzione di biometano, già commercialmente disponibili in altri Paesi (in primis la Germania, con numerosi impianti già in esercizio o previsti entrare in esercizio nel 2011/2012).
 
Maggiori difficoltà si rilevano invece ancora sulla piccola cogenerazione a biomassa solida, dove l’efficienza dei sistemi e la loro affidabilità deve in generale ancora crescere. Al contrario, i sistemi di cogenerazione a bioliquidi (essenzialmente oli vegetali) sono invece industrialmente disponibili in un campo di potenze estremamente ampio, ma in questo ambito – come in quello dei biocarburanti di prima generazione e in particolare del biodiesel – si riscontrano criticità relativamente alla sostenibilità delle filiere, al possibile conflitto food-fuel, e soprattutto ai costi elevati ed estremamente variabili delle materie prime.
Lo scenario relativo ai biocarburanti per trasporti sta inoltre rapidamente evolvendo e trasformandosi in questi ultimi anni: ciò avviene principalmente grazie al prossimo ingresso dei carburanti di nuova generazione a livello dimostrativo-industriale e commerciale, e ai vantaggi che questi presentano rispetto a quelli tradizionali.
 
È possibile concludere queste brevi riflessioni con alcune osservazioni tese a favorire il pieno sviluppo delle agroenergie. La revisione della Pac rappresenta un’opportunità, in particolare per mobilizzare i residui agricoli prelevati in modo sostenibile: temi come energia e ambiente dovrebbero inoltre essere maggiormente incorporati. La revisione dei Fondi strutturali e di coesione dovrebbe poi prevedere misure per favorire l’utilizzo dei residui e di colture dedicate sostenibili (in aree scarsamente produttive), e quindi la generazione di reddito in agricoltura. La valutazione della Red, pianificata per il 2014, dovrebbe forse essere monitorata più strettamente, e il tema dell’Indirect land use change (Iluc), estremamente complesso e ancora oggi discusso, dovrebbe essere posto pari a zero per i residui (almeno in una prima fase). È inoltre auspicabile che nei Nreap siano incorporati maggiori volumi di carburanti di ii generazione, e in particolare bioetanolo lignocellulosico e biometano (e certamente i carburanti di origine termochimica, Btl, quando commercialmente disponibili). Andrebbe infine favorita, con misure opportune in sostegno alle Pmi e al mondo agricolo, la produzione in piccoli impianti non solo di bioenergia, ma anche di bioprodotti e biochemical.


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