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Coronavirus, il governo sapeva (e ha secretato tutto). Ecco la prova

Il governo sapeva, ma non ha fatto nulla. Pesa come un macigno l’atto di accusa verso Palazzo Chigi che emerge dallo scoop di Repubblica: il 12 febbraio uno studio presentato al ministero della Salute già parlava di un milione di contagi in Italia per il Covid-19 e di una cifra di morti tra i 35mila e i 60mila.

Soprattutto evidenziava la necessità di intervenire sulle terapie intensive. Lo studio che pure appariva autorevole sin dall’inizio finì in un cassetto. E, quel che è peggio, chiuso a chiave. Secretato dal governo stesso. Quante vite si sarebbero potute salvare?

Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha avuto accesso al documento segretato al termine di un infinito (e incredibile!) tiro alla fune fra ministero della Salute e Protezione civile.

L’analisi di previsione di inizio febbraio porta la firma di Stefano Merler, 51 anni, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler. Una riunione a porte chiuse per esporre “lo Stato dell’arte del coronavirus”, su invito del numero uno dell’Iss Silvio Brusaferro.

I dati previsionali avrebbero dovuto mettere in allarme i tecnici e la politica. Basandosi sull’indice R0, l’indice dei contagi a partire da un
solo infetto, il modello esponeva due scenari da brividi per il virus in Italia: R0 1.3, con un milione di contagi, ed R0 1.7, con ben due milioni di infettati. Il fabbisogno dei letti da terapia intensiva, avvisò all’epoca Merler, sarebbe ammontato tra i 60mila e i 120 mila.

Una drammatica stima che già anticipava il cortocircuito cui sarebbero andate incontro le terapie intensive italiane di lì a poco.

Quanto alla conta dei morti, Merler si basò sui numeri del contagio in Cina allora disponibili: in Italia, ci sarebbero stati almeno 35mila morti, avvisò il ricercatore. “Da notare che 35.472 è il numero di morti effettivamente registrato fino a ieri in Italia. Era prevedibile, ed è stato previsto”, chiosa Repubblica.

Insomma, il governo sapeva, e poteva fare, ma non ha fatto. E pensare che a febbraio già giravano diversi modelli previsionali sul virus in Italia. A inizio marzo Formiche.net diede conto di un autorevole studio dell’Australian national university (Anu), che sulla base di un elaborato modello matematico già parlava di 59mila morti in Italia “nel migliore dei casi”.

L’esecutivo ora dovrà spiegare perché un documento così sensibile (e puntuale) sia stato ignorato e quindi secretato. Un conto è la necessità di non diffondere il panico e ben altro è il dovere di intervenire e pianificare sulla base di una analisi scientifica seria e peraltro richiesta dallo stesso Istituto Superiore di Sanità.

Non parliamo infatti di un soggetto che si presenta come un santone con una profezia improbabile. Qui, si tratta del lavoro di istituzioni della Repubblica. Emerge un grave errore di valutazione reso ancora più grave dal tentativo, goffo e vergognoso, di nascondere le prove.


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