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Zitto e Mosca. Cosa (non) torna nella chiamata di Conte a Putin (che gode)

Ricordate le vibranti dichiarazioni delle primissime file del Pd sulla crisi in Bielorussia? Le saette lanciate da Bruxelles e dai principali Paesi Ue, Germania in testa? La condanna, poche ore fa, di Paolo Gentiloni, commissario Ue ed ex premier italiano, sul caso Navalny? Nulla di tutto ciò è contenuto nei resoconti finora disponibili della telefonata andata in onda questo pomeriggio fra il premier Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin.

La forma è sostanza, soprattutto quando di mezzo c’è la diplomazia. La prova del nove arriva da una lettura contemporanea dei due comunicati con cui Italia e Russia hanno dato notizia della telefonata.

Non una semplice formalità, visti i tempi che corrono. Di carne al fuoco ce n’è: il caso di Alexei Navalny, oppositore di Putin avvelenato e curato d’urgenza in Germania, ma anche la crisi in Bielorussia e le tensioni mai sopite in Ucraina, per non parlare dell’Africa settentrionale, e della polveriera in Libia, dove Italia e Russia siedono su fronti opposti.

Il comunicato russo inizia con una precisazione (rimarcata con un filo di soddisfazione): la telefonata è partita da Palazzo Chigi. “Su iniziativa della parte italiana, Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro italiano Giuseppe Conte”. Una precisazione che, ad esempio, non è presente nei resoconti delle recenti chiamate con il premier finlandese Sauli Niinistö o il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Il quale, spiegava in quell’occasione il comunicato russo, aveva espresso con grande chiarezza la dura posizione dell’Ue sulla Bielorussia.

Oggi il resoconto della chiamata di Conte espone nel dettaglio la posizione del Cremlino sui principali dossier comuni. Il virus, certo. Ma anche la Bielorussia. Meglio farsi i fatti propri, avvisa Mosca, sottolineando “la controproduttività di qualsiasi tentativo di interferire negli affari interni della Repubblica e la pressione sulla sua leadership”.

Stesso canovaccio per Navalny. Il comunicato russo ribadisce “l’inammissibilità di accuse frettolose e infondate al riguardo e l’interesse per un’indagine approfondita e obiettiva di tutte le circostanze dell’incidente”. Infine la crisi libica, che “deve essere risolta esclusivamente con mezzi politici e diplomatici”.

Fin qui tutta farina del sacco russo. Il comunicato di Chigi, d’altra parte, non fa che elencare gli argomenti, asettico. Poche righe, queste: “Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha avuto nel pomeriggio di oggi una lunga conversazione telefonica con il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Covid-19, Bielorussia, Ucraina orientale, Libia, caso Navalny e relazioni bilaterali al centro dei colloqui”.

Non è chiaro se uscirà una versione più dettagliata. Certo sarebbe interessante scoprire se, su tutti i temi affrontati da Mosca, Roma abbia una posizione alternativa.

Per il momento c’è da registrare lo stupore, misto a sconcerto, di una parte del mondo diplomatico a Bruxelles che, così risulta a Formiche.net, ha sgranato gli occhi alla lettura del comunicato russo. Non sfugge che la telefonata di Conte era la prima in assoluto di un capo di governo Ue dopo l’avvelenamento di Navalny. E c’è chi in queste ore si pone domande. Se la Germania di Angela Merkel ha indossato le vesti di “poliziotto cattivo” dell’Ue verso Mosca sul caso Navalny, la Bielorussia, l’Ucraina, l’Italia vuole sfoggiare quello del poliziotto buono?


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