La partita della rete unica ha necessariamente strascichi e ripercussioni piuttosto importanti non solo sullo scacchiere internazionale (a partire dai malumori generati dall’intendimento dell’esecutivo di congelare l’operazione dell’investimento del fondo statunitense Kkr nella rete di Tim) ma soprattutto sugli equilibri di governo.
Da un lato un Beppe Grillo sempre più convinto che la vendita da parte di Tim di una parte del pacchetto azionario al fondo statunitense vada fermata. Ma non solo. L’ideologo e fondatore del Movimento 5 stelle ha scritto chiaramente sul blog che l’azienda guidata da Luigi Gubitosi debba andare incontro a un’inversione di tendenza rispetto al passato e spaccarsi in due tronconi: da una parte i servizi, dall’altra le infrastrutture. Quindi il progetto a 5 stelle prevedrebbe la “creazione di una società unica nazionale delle reti e delle tecnologie da portare avanti attraverso “la guida e l’indirizzo di istituzioni pubbliche”, in cui sia presente, come membro della compagine azionaria, la Cassa depositi e prestiti.
Dall’altra parte? Che ne pensano di queste prese di posizioni piuttosto trancianti gli alleati di governo? “Portare avanti un’operazione diversa da quella che propongono i 5 stelle credo sia necessario. Qualsiasi forma di monopolio è dannosa e lede le dinamiche della libera concorrenza”. A parlare con Formiche.net è Gennaro Migliore, deputato di Italia Viva, ex sottosegretario al ministero della Giustizia nei governi Renzi e Gentiloni.
“Ideologicamente rimango fortemente contrario alle soluzioni proposte dai grillini”, dice a chiare lettere Migliore. “La statalizzazione si è dimostrata in tante occasioni un grandissimo errore. Di esempi ne abbiamo tanti, ma sicuramente i più eloquenti sono quelli di Alitalia e Autostrade”. Attenzione però, lo Stato non deve essere escluso del tutto, avverte. “Nel caso della rete unica”, prosegue l’esponente di Iv, “che probabilmente a oggi rappresenta l’infrastruttura più importante del Paese, è chiaro che ci debba essere una partecipazione, anche importante, dello Stato. Anche perché francamente vedrei con difficoltà una rete totalmente nelle mani di un’azienda privata, totalmente libera da qualsivoglia forma di controllo”. Il suo è dunque un sì ma non troppo.
Migliore si spinge comunque in un’osservazione più approfondita: “Il fatto di dover evitare a tutti i costi un monopolio”, prosegue, “è comunque secondario al problema più grave: la mancanza di un piano industriale. Il fatto che i grillini ragionino molto poco su un piano industriale denota una totale incapacità di prevedere in che modo dovranno articolarsi in futuro gli interventi pubblici”. A detta del deputato di Italia Viva il principale obiettivo che il piano industriale deve avere è quello di “risolvere il digital divide. Da questo punto di vista mi sento di dire che l’emergenza pandemica da coronavirus ha reso ancora più impellente questa necessità”.
Tornando agli investimenti e sgomberando il campo da ogni eventuale residuo dubbio, Migliore precisa: “In questo senso si era parlato di investimenti a partire dai diversi miliardi previsti dal Recovery fund. Tengo a dire che senza un serio piano industriale anche questa ipotesi è ben poco percorribile, se non per distribuire fondi ed eventuali poltrone”. Da questo punto di vista dunque sull’affaire Tim-Kkr “le posizioni del Movimento 5 stelle, e in particolare di Grillo e Stefano Buffagni, sono assolutamente pregiudiziali e non portano da nessuna parte”. Così come però “non portano da nessuna parte le prese di posizione così nette da parte dell’ad Gubitosi, che ha categoricamente escluso la possibilità che Tim possa scendere sotto il 50% nella società della rete”.
Un passo importante sarà sicuramente il cda di Tim convocato per il 31 di agosto. Nel frattempo però, i rapporti fra la società e Open Fiber sono sempre più tesi e la politica “sembra stia a guardare senza fare nessun tipo di proposta concreta al di là dell’astrazione degli accordi di governo”. L’attacco non troppo velato di Migliore arriva dritto al cuore del Pd. “Anche per giocare fino in fondo questa partita”, dice, “il Partito democratico deve capire che strada prendere. Da parte dei parlamentari dem non sto vedendo grandi proposte concrete. Proposte che invece sono vitali per governare al meglio un Paese. Se il Partito democratico dovesse cedere all’ideologia dei 5 stelle noi saremmo fortemente contrariati, così come lo siamo stati in tante altre circostanze”. Forse, quello di Migliore, suona più come un appello: Pd, se ci sei, batti un colpo.