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La Cina allunga le mani sugli ex agenti Cia. Il caso di Honolulu

“Tristi ma urgenti promemoria sulla necessità di rimanere vigili”: il responsabile dell’ufficio sul campo di Honolulu dell’Fbi, Eli Miranda, ha annunciato oggi che due ex agenti della Cia – la 67enne Alexander Yuk Ching Ma e un suo parente – sono stati arrestati il 14 agosto perché il controspionaggio li ha presi mentre passavano informazioni riservate all’intelligence cinese.

L’annuncio dell’agente speciale Miranda non parla tanto del caso specifico ma del contesto. La Cina ha disseminato il territorio americano di reclutatori che seguono costantemente i soggetti degni di attenzione e cercano di portarli dalla propria parte – “un tradimento contro i loro colleghi, il loro paese e contro i nostri valori democratici, per mettersi al servizio di un regime comunista autoritario”, dice il funzionario del Bureau usando una terminologia che rimanda indietro alla guerra di spie contro i sovietici.

Ma, cittadina hongkonghese naturalizzata statunitense, ha iniziato a lavorare per la Cia nel 1982. Anni di servizio e poi un incontro sospetto nel 2001 nel Porto Profumato. Il suo interlocutore era un uomo dell’intelligence cinese che aveva creato il primo contatto – pagato 50mila dollari – in cambio di segreti che chiaramente non vengono indicati nella nota diffusa dal National Security Council, ma che riguarderebbero le missioni Cia, il personale e dettagli del personale sotto copertura – un tesoro, insomma, per ogni agenzia di servizi segreti nel mondo.

Successivamente, secondo quanto noto, si sarebbe spostata nelle Hawaii dove – già in licenza dalla Central intelligence agency – avrebbe cercato di farsi assumere nell’Fbi. Secondo il controspionaggio serviva come mossa per accedere nuovamente a informazioni classificate. E l’ufficio territoriale ha accettato: assunta come linguista nel 2004 per sei anni avrebbe fotografato, trascritto e copiato tutto quello che le passava tra le mani con sopra la scritta “secret”. Documenti portati con sé durante i frequenti viaggi in Cina, dai quali tornava con migliaia di dollari in contanti e regali costosi.

Fino alla primavera del 2019, quando aveva già sospeso la collaborazione con i cinesi, un agente speciale dell’Fbi si è presentato alla traditrice come un nuovo responsabile del collegamento col Partito/Stato cinese, le ha dato duemila dollari in contanti come regalo per il servizio offerto e si è fatto raccontare le sue attività per essere allineato sul lavoro svolto. Una confessione che si è ripetuta il 12 agosto: altri soldi e altre promesse di riprendere il flusso di informazioni se solo la Cina avesse voluto. Da lì l’arresto. Ma è accusata di cospirazione per aver comunicato informazioni riservate e per aver aiutato un governo straniero. Se condannata, rischia la pena massima dell’ergastolo.

(Foto: Fbi, la sede del Bureau alle Hawaii)

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