Altro che rimpasti, regionali, Rousseau e via dicendo. La vera fiction dell’estate è una foto che riprende Andrea Scanzi, frizzante firma di punta del Fatto Quotidiano, bestseller, “rockstar” (copyright suo) del giornalismo italiano, e il premier Giuseppe Conte.
In mano, l’avvocato degli italiani stringe una delle ultime fatiche editoriali del vice di Marco Travaglio: Il cazzaro verde (Paper First), un “ritratto scorretto” del leader della Lega Matteo Salvini.
Il libro è un tormentone e conta diverse ristampe. Ma a tormentare ancora di più il gossip agostano della politica italiana, su Twitter, è la foto-sponsor di Conte con il volume in mano. Apriti cielo. Sul social network impazzano i cinguettii di protesta contro quella che viene additata come una grave scivolata istituzionale.
Sì perché in copertina del libro, va da sé, c’è proprio Salvini. Petto nudo, cuffie nelle orecchie, il “Capitano” è immortalato nella sua ormai celebre posa da Dj al Papeete, spiaggia romagnola divenuta simbolo della crisi gialloverde, un anno fa.
Il web insorge, e porta allo scoperto tanti, nuovi e insospettabili avvocati del segretario leghista. In fondo lui, Salvini, è stato tra i più stretti collaboratori di Conte. Da ministro dell’Interno, ma soprattutto da vicepremier, per un anno e mezzo ha condiviso con il presidente le stanze di Palazzo Chigi.
Ad affondare il colpo più duro, con un tweet divenuto virale, è l’attore Luca Bizzarri, protagonista della fiction di Italia 1 Camera Cafè. “Se sei il Presidente del Consiglio questa foto non la fai. Non perché quello non sia un cazzaro (lo è, lo sono in tanti) ma perché tu sei il Presidente del Consiglio e hai un amico che ti dice Tutto bene, ma questa è meglio di no. Perché prima viene l’Istituzione, poi vieni tu”.
Se sei il Presidente del Consiglio questa foto non la fai. Non perché quello non sia un cazzaro (lo è, lo sono in tanti) ma perché tu sei il Presidente del Consiglio e hai un amico che ti dice “Tutto bene, ma questa è meglio di no”. Perché prima viene l’Istituzione, poi vieni tu. pic.twitter.com/Brsmy7uFtH
— Luca Bizzarri (@LucaBizzarri) August 12, 2020
Non ci va per la leggera Marco Bentivogli, sindacalista, ex numero uno di Fim Cisl. “Caro Giuseppe Conte – si appella al premier – rappresentare le Istituzioni significa molte cose più importanti. Ma anche alcune semplici tra cui non fare queste foto”. Si accoda Sandro Gozi, l’ex sottosegretario a Palazzo Chigi con Matteo Renzi, ora europarlamentare di Renew Europe: “Deprimente”.
Nel nuovo Scanzi-gate entra anche il finanziere Davide Serra, che sulla foto pronuncia una condanna senza appello: “Insulta il ruolo del Presidente del Consiglio. Vergogna e nulla più”.
caro @GiuseppeConteIT rappresentare le Istituzioni significa molte cose più importanti. Ma anche alcune semplici tra cui non fare queste foto. pic.twitter.com/Cc8CBeIJ6K — Marco Bentivogli (@BentivogliMarco) August 13, 2020
È il turno dei giornalisti. Così una firma del Corriere della Sera come Goffredo Buccini chiosa: “Che brutta foto, caro presidente”, e aggiunge l’hastag “#istituzioniaddio. Segue Maria Giovanna Maglie, che al solito non usa i guanti e scrive: “Qui i #cazzari sono due”.
Qui i #cazzari sono #due pic.twitter.com/7YPhY2I96c
— Mariagiovanna Maglie (@mgmaglie) August 12, 2020
Insulta il ruolo del Presidente del Consiglio. Vergogna e nulla più pic.twitter.com/87ApqaLCxK
— Davide Serra ?????? (@davidealgebris) August 13, 2020
Poteva mancare alla contesa Vittorio Sgarbi? Certo che no. Il critico d’arte è ormai il bersaglio preferito di Scanzi, e viceversa, in un derby tutto online di insulti a distanza che ha creato due affezionate, agguerrite opposte tifoserie. “Giù la maschera, leccaculo di regime!”, twitta senza perder tempo.
Scanzi, da parte sua, non risponde. Ha già la mente altrove. Al primo posto in classifica della sua ultima creatura in libreria, I cazzari del virus (PaperFirst), un viaggio alla scoperta di chi (autore compreso, che si auto-dedica un capitolo) ha preso fischi per fiaschi scambiando una pandemia per una semplice influenza stagionale.
Dopotutto, se il polverone è fresco, la foto con Conte al centro del ciclone non lo è affatto. Risale ad ottobre del 2019, quando il premier fu ospite della trasmissione Accordi&Disaccordi. E forse anche questo è il sintomo della calma piatta che regna nell’estate rossogialla.