Poco più di un mese. Sul fronte della pandemia l’Italia si gioca molto, se non tutto, tra Ferragosto e la riapertura delle scuole. C’è l’irresponsabilità dei ragazzi che affollano le discoteche o gli eventi con un dj come Bob Sinclar, dove il distanziamento sociale tra sconosciuti si calcolava in millimetri, e l’irresponsabilità degli adulti, incollati sulle spiagge come niente fosse. E così alla vigilia di Ferragosto arrivano gli appelli, gli auspici, le minacce: più controlli e più tamponi per evitare nuovi blocchi.
PRUDENZA O BLOCCHI INEVITABILI
Agostino Miozzo, una vita alla Protezione civile e coordinatore del Comitato tecnico scientifico, l’ha detto chiaramente al Corriere della Sera: “Dobbiamo limitare gli assembramenti. Possiamo anche bere lo spritz, ma se ci ammucchiamo non ci sarà scampo”. Il rischio aumenta con il trascorrere dei giorni perché “non sta passando la percezione del pericolo. Mi preoccupa il senso di onnipotenza dei giovani. Se continua così nuovi divieti saranno inevitabili”. L’ordinanza del 12 agosto del ministro della Salute, Roberto Speranza, impone a chi ha soggiornato o è transitato in Croazia, Grecia, Malta o Spagna nei precedenti 14 giorni di presentare l’esito negativo di un tampone o di sottoporvisi entro 48 ore dal rientro comunicandolo all’azienda sanitaria di riferimento, comunicazione obbligatoria anche per gli asintomatici. Inoltre, la Colombia è stata aggiunta all’elenco dei paesi da cui è vietato entrare in Italia. Al momento, l’Emilia Romagna vuole distinguersi non prevedendo la quarantena né in attesa del tampone né in attesa del suo esito con l’effetto di aumentare la confusione.
IL RISCHIO-DISCOTECHE
L’autonomia delle Regioni sulle discoteche, che fanno parte del pacchetto vacanze ma anche del pacchetto virus, sta causando polemiche perché sono troppo importanti per il turismo. Qualcuno, però, prova a frenare: il presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, ha deciso la chiusura di tutte le discoteche e le sale da ballo fino al 7 settembre in accordo con il Governo, con la possibilità di riaprirle prima di quella data se i contagi caleranno. Il suo collega pugliese, Michele Emiliano, ha emanato un’ordinanza che impone l’uso della mascherina all’aperto dov’è impossibile il distanziamento (vedi Sinclar a Gallipoli) e in discoteca con distanza di due metri sulla pista da ballo. Il presidente della Toscana, Enrico Rossi, è favorevole alla chiusura delle discoteche, ma invoca un provvedimento nazionale per evitare disparità e pericolosi spostamenti di giovani da una zona all’altra. Miozzo non ha dubbi: “Le discoteche devono rimanere chiuse perché, checché se ne dica, con migliaia di ragazzi ammassati non c’è nulla da fare”. Significativo anche che fino al 30 agosto nel comune di Capri sarà obbligatorio indossare tutto il giorno la mascherina in base a un’ordinanza del sindaco, Marino Lembo.
LE FORZE DI POLIZIA
I controlli ci sono, alcuni locali in diverse parti d’Italia sono stati chiusi per cinque giorni, a Jesolo una discoteca è a rischio e la prossima settimana può dire molto sulle conseguenze in quelle successive perché l’irrinunciabile riapertura delle scuole nelle aule e non con lezioni a distanza sarà la prova del nove. “Mai come in questo momento esiste un tema di responsabilità personale” ha detto il capo della Polizia, Franco Gabrielli, che non condivide un “controllo massivo” in ambienti come le discoteche perché “gli effetti sarebbero devastanti” anche per la ripresa dell’attività economica. Il giorno successivo sulla Stampa il ministro Luciana Lamorgese ha confermato le indicazioni date ai prefetti perché applichino “modalità di controllo più serrato nelle zone turistiche e nelle aree cittadine frequentate dai giovani, molti dei quali sottovalutano i rischi cui si espongono”. Un controllo “serrato” può essere diverso da uno “massivo”: nessuno invoca i Nocs, la capacità di persuasione delle forze dell’ordine farà capire ai giovani che certi limiti non possono essere superati.
INCHIESTA SULLA GESTIONE DELLA PANDEMIA
Sono oltre 200 gli esposti presentati durante il blocco che accusano il governo di non aver risposto adeguatamente al virus, e dunque ipotizzando reati come epidemia colposa, omicidio colposo e delitti colposi contro la salute pubblica, oppure di aver attuato una misura sproporzionata con il blocco totale e dunque ipotizzando l’abuso d’ufficio o l’attentato ai diritti politici del cittadino. I pm di Roma Eugenio Albamonte e Giorgio Orano, come atto dovuto, hanno indagato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i ministri Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza inviando gli atti al Tribunale dei ministri di Roma con una richiesta di archiviazione giudicando infondate le notizie di reato.
Commentando l’inchiesta, Conte si è assunto la responsabilità politica delle decisioni precisando di “aver sempre agito in scienza e coscienza, senza la pretesa di essere infallibili, ma nella consapevolezza di dover sbagliare il meno possibile per preservare al meglio gli interessi della intera comunità nazionale”. Matteo Salvini ha colto l’occasione per un attacco pesantissimo: “Se fossero confermati i verbali del Comitato tecnico scientifico, Conte dovrebbe essere arrestato, non ha chiuso le zone rosse quando doveva e ha chiuso l’Italia quando non doveva. Quello è un crimine”. Giusto un assaggio di quello che ci riserverà l’autunno.