Nel tentativo di dare un senso alle vicende di questi mesi – che probabilmente continueranno a segnare anche gli anni a venire – il termine “sostenibilità” è tra quelli più ricorrenti. Rispetto agli eventi traumatici del periodo a cavallo del millennio e dell’instabilità geopolitica che, a ondate, da allora ha scosso e scuote la comunità internazionale, la pandemia da coronavirus ha aggiunto un’ulteriore linea di frattura alla mappa delle nostre insicurezze. Una ferita che sollecita riflessioni più profonde, sistemiche, o – per usare un termine in voga qualche decennio fa – olistiche rispetto alle scelte che ognuno di noi quotidianamente è chiamato a fare. La complessità crescente del nostro sistema economico e sociale ha aumentato il rischio che un’alterazione in una sua parte possa produrre conseguenze imprevedibili su larga scala.
Il costo in termini di vite umane che l’epidemia ha imposto al pianeta ha reso tangibile il significato dell’ “effetto farfalla” dando corpo agli allarmi sollevati in questi anni con riferimento alle trasformazioni di cui siamo testimoni. Dall’alterazione del clima alle conseguenze dei movimenti migratori di massa, dalla crescita dei consumi energetici per sostenere lo sviluppo tecnologico all’accelerazione dei fenomeni di urbanizzazione o alla gestione dei rifiuti. Sempre più forte e diffusa è la convinzione che il modello di sviluppo su cui si fonda il nostro stile di vita va ripensato per garantire alle prossime generazioni un livello di benessere che sia, appunto, sostenibile. Un tema non nuovo ma che, proprio per la scala planetaria degli effetti della pandemia, oggi appare sempre meno eludibile.
Nel mondo delle imprese, questa consapevolezza si sta facendo strada sotto la spinta di una competizione al rialzo nel rapporto con i propri stakeholder. In cui la fiducia si guadagna e si conserva dimostrando non solo di essere “responsabili” (la responsabilità sociale d’impresa, per alcune tipologie di aziende, è ormai un requisito regolato da specifiche norme), ma soprattutto di possedere una visione di futuro sostenibile e di saperla condividere con chi usa i propri beni o servizi.
L’esperienza di InfoCamere – la società delle Camere di commercio per l’innovazione digitale – prima del lockdown, nel pieno dell’emergenza e ora nel passaggio verso la “nuova normalità”, riflette molti aspetti di questo paradigma. L’azienda, infatti, persegue ormai da alcuni anni l’obiettivo della sostenibilità con azioni che vanno dalla progressiva trasformazione in chiave “green” del proprio data center – uno dei principali in Italia, su cui è attestato il Registro delle imprese e numerosi altri servizi essenziali per imprese e pubblica amministrazione – alla riconfigurazione degli ambienti di lavoro per recuperare una dimensione più umanizzata e motivante dello stare insieme, fino allo sviluppo di un piano di welfare avanzato in cui il lavoro agile diventa una modalità standard con cui ogni dipendente può dare il proprio contributo all’azienda.
Investendo su capitale umano (People), piattaforme tecnologiche (Platform) e contesti di lavoro (Place), InfoCamere ha avviato fin dal 2018 un progetto di sperimentazione del “lavoro agile” con l’obiettivo di integrare – nella propria realtà lavorativa – innovazione e sostenibilità. Questo le ha permesso di essere preparata ad affrontare l’emergenza Covid-19 e di distinguersi nella gestione del lavoro durante il periodo di lockdown. Da subito l’azienda si è attivata per tutelare la salute non solo dei propri lavoratori, ma di tutto il contesto sociale in cui si inserisce, facendo della prospettiva del lavoro agile una risposta all’emergenza.
Nella prima settimana la quota di dipendenti in smart working è salita a più del 90% del totale (circa mille unità) garantendo la continuità dei servizi. Contestualmente, sfruttando la propria infrastruttura tecnologica e le competenze già maturate, in pochi giorni InfoCamere ha anche abilitato al lavoro agile oltre 4.000 dipendenti delle Camere di Commercio. Terminata la fase di lockdown, al momento del rientro in sede ha messo il proprio personale in condizione di gestire autonomamente – tramite app aziendale – le proprie timbrature, le autocertificazione dello stato di buona salute e il servizio delivery per il pranzo.
Sostenibilità e responsabilità – insieme ad una scelta forte per la trasformazione digitale – saranno sempre più le parole chiave dello sviluppo delle imprese. Per chi ha cominciato a declinarle per tempo, hanno consentito il radicarsi di valori grazie ai quali è stato possibile trasformare l’emergenza Covid-19 in un’opportunità e accelerare l’adozione di comportamenti più virtuosi. Sviluppando, accanto a quelli biologici, degli anticorpi digitali indispensabili per ripartire. Prima questa consapevolezza raggiungerà in modo diffuso il reticolo delle Pmi italiane, prima e meglio saremo in grado di rifondare i legami di fiducia indispensabili al funzionamento della nostra economia e della nostra società.