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Visioni di novembre 2011

Georges de Latour a Milano
Milano, Palazzo Marino, Sala Alessi
dal 26 novembre al 28 dicembre
Per la prima volta in Italia arriva l’Adorazione dei pastori di Georges de Latour, accompagnata, nella ormai tradizionale mostra natalizia di Palazzo Marino organizzata da Eni con la collaborazione del Comune di Milano e del Museo del Louvre, da uno dei più celebri capolavori del pittore lorenese (noto anche come il “Caravaggio francese”), San Giuseppe falegname. Secondo quella che è diventata una consuetudine, il pubblico potrà ammirare gratuitamente i due dipinti, collocati come in una scenografia all’interno di un allestimento a loro dedicato, ricercato e pieno di fascino. La visione e la percezione delle opere, della loro storia e del contesto culturale che le ha generate, sarà supportata da video e favorita dalla presenza in sala di storici dell’arte e tecnici restauratori che seguiranno il pubblico, rispondendo alle domande e alle curiosità di ciascuno. Mostra curata da Valeria Merlini e Daniela Storti, catalogo Skira.
 
Una di lingua. La lingua italiana negli anni dell’Italia unita
Firenze, Biblioteca delle Oblate
fino al 30 novembre
Proporre un percorso espositivo sulla lingua italiana negli anni dell’Unità d’Italia. Con questo scopo comune Società Dante Alighieri, Accademia della Crusca e
Asli (Associazione per la storia della lingua italiana) promuovono congiuntamente la mostra “Una di lingua. La lingua italiana negli anni dell’Italia unita”, a Firenze, presso la Biblioteca delle Oblate.
L’esposizione nasce con l’obiettivo di dare rappresentazione visiva a un tema particolarmente importante per la formazione dell’identità nazionale: uno spunto di riflessione delineato ben prima del 1861, ma reso ancora più impellente al momento della raggiunta unità politica. Storicamente l’italiano rappresenta un elemento portante nella costruzione della nazione ed è ancora oggi un bene culturale fondamentale nella definizione identitaria: la lingua, nella coscienza collettiva, è identificata come elemento di riconoscibilità e di coesione nazionale, un patrimonio collettivo da tutelare e promuovere sia in Italia sia all’estero. Il titolo della mostra, che prende le mosse da due celebri decasillabi di Marzo 1821 di Alessandro Manzoni, vuole sottolineare la presenza dell’elemento linguistico nell’ideale risorgimentale: l’unità di lingua si è dimostrata un fattore coesivo ben più attuale rispetto agli altri elementi evocati nei versi manzoniani e ha trovato grande spazio nel dibattito del secondo Ottocento. La mostra descrive la lingua italiana al momento dell’Unità e le sollecitazioni a cui essa fu sottoposta nel periodo immediatamente successivo. L’intento del percorso è quello di documentare la radicata presenza (anche in ambiti lontani dalla letteratura) di un italiano condiviso che, pur sempre in forma scritta, rendeva possibile la comunicazione nelle varie aree del sapere, anche nella continua interazione con i dialetti.
 
Aleksandr Rodcenko
Roma, Palazzo delle Esposizioni
fino all’8 gennaio 2012
Le sperimentazioni fotografiche di Aleksandr Rodcenko e le scene platealmente celebrative dell’epopea del Realismo socialista della grande pittura sovietica sono i nuovi protagonisti della stagione espositiva del Palazzo delle Esposizioni, in scena fino all’8 gennaio. L’omaggio a Rodcenko fotografo e la pittura del realismo socialista vengono restituiti oggi con un percorso rinnovato, a tratti inedito, che ha attraversato cinquant’anni di ricerca dell’arte sovietica: a entrare nel dettaglio di Rodcenko (1891-1956), pittore, fotografo, grafico, designer, maestro indiscusso dell’avanguardia russa, che introdusse i prinicipi del Costruttivismo nella fotografia, è la studiosa Olga Sviblova: «È la più grande mostra monografica mai dedicata a Rodcenko, con opere mai esposte o pubblicate prima di adesso. Il percorso analizza i suoi esperimenti fotografici, tra composizioni diagonali, fotomontaggi, interventi con il colore, consentendoci di studiare un momento complesso e difficile dell’arte».
Il percorso analizza i suoi esperimenti fotografici, tra composizioni diagonali, fotomontaggi, interventi con il colore, consentendoci di studiare un momento complesso e difficile dell’arte del nostro Paese. Con Rodcenko la fotografia smette di essere uno strumento per registrare la realtà, e diventa un mezzo per la rappresentazione dinamica di costruzioni intellettuali.
L’artista comincia a fare i suoi fotomontaggi con la fotocamera: in pochi anni crea una nuova estetica visiva, diventando la figura chiave del costruttivismo russo. Poi si passa agli esperimenti per introdurre il colore nella fotografia: utilizza una tecnica arcaica ma in modo geniale, nuovo. Negli anni Trenta, esasperato dalle critiche e dalle persecuzioni del regime sovietico, Rodcenko aderì in modo sempre personale ai principi estetici del Realismo socialista, senza mai rinunciare alla sua cifra originale.


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