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Legge elettorale ora, poi il Mes. La road map di Ceccanti (Pd)

Stop, via, poi stop di nuovo. Sulla legge elettorale il governo si muove a singhiozzo, come un’auto a corto di benzina. L’accelerazione del segretario del Pd Nicola Zingaretti per calendarizzare il voto in aula del Germanicum, proporzionale con sbarramento al 5%, ha lasciato spiazzati in tanti nella maggioranza. A montare le barricate, ancora una volta, Italia Viva di Matteo Renzi, che questo giovedì nella riunione dell’ufficio di presidenza della Commissione Affari costituzionali è riuscita, d’accordo con il centrodestra, a mettere tutto in stand-by. Lunedì, dunque, non si voterà il testo base come richiesto da Pd, M5S e Leu. Un altro nodo da districare in casa giallorossa che rovina la festa per il Recovery Fund. Stefano Ceccanti, deputato dem e costituzionalista che ha seguito da vicino il dossier, rimane della stessa idea: sulla riforma bisogna procedere, ora. E non solo su quella.

Ceccanti, alla fine la Commissione ha frenato sulla legge elettorale. Perché avete cercato di accelerare?

Non è opportuno approvare una legge elettorale a ridosso delle urne, è meglio avere un periodo di ragionevole velo di ignoranza. Al di là di questa ragione strutturale, è opportuno che i cittadini sappiano prima del voto referendario del 20-21 settembre sul numero dei parlamentari quali sono gli orientamenti delle forze politiche su quale legge si intenda adottare per le nuove Camere.

Ancora una volta Italia Viva si mette di traverso, e non è l’unico nodo che avete con gli alleati. Ora dovrete prendere una decisione sul Mes. Come convincerete i Cinque Stelle?

È evidente che nel mese di settembre vada presa una decisione positiva sul Mes che, come spiegato in dettaglio in varie sedi non ha nessun’altra condizionalità se non quella di spese destinate al sistema sanitario e che non ha alternative immediate. Forse se nel frattempo si riuscisse a chiarire quel è il piano concreto di spese questo aiuterebbe molto a de-ideologizzare la questione.

Quanto al Recovery Fund, una partita si è chiusa. Adesso si apre quella della spesa. Quali sono le priorità? Ed è proprio il caso di far nascere un’altra task force a Palazzo Chigi?

Ognuno ha le sue priorità. Il punto è che trattandosi di fondi per una ristrutturazione complessiva del sistema Paese sarebbe altamente preferibile che per quanto possibile le priorità fossero condivise. Per questo è decisivo  il luogo in cui maturano le decisioni e nello specifico il ruolo del Parlamento. Con una gestione spostata sull’asse governo-esperti non si riuscirebbe a condividere le priorità. Occorre per questo pensare a un ruolo molto rilevante di una Commissione bicamerale ad hoc.

Task force o no, Conte vuole una proroga dell’emergenza. È davvero necessaria?

Che ci sia bisogno di una proroga ce lo spiegherà il governo venendo in Parlamento. Pur partendo da un pregiudizio favorevole, il Parlamento dovrà farsi valere sulle seconde. In particolare si tratta di riflettere anzitutto sui limiti di contenuto dei provvedimenti futuri in un contesto che non è comunque di pandemia generalizzata.

Di che limiti parliamo?

Misure di limitazione di libertà fondamentali dovrebbero essere adottate solo per specifici ambiti territoriali, per contrastare l’insorgenza dei focolai, e non sull’intero territorio nazionale. Idem per la limitazione delle attività scolastiche e delle attività formative in presenza. Dovrebbe essere comunque consentito il regolare svolgimento della campagna elettorale per le elezioni amministrative, regionali e per il referendum.

Si avvicinano le regionali. La ricandidatura di Emiliano in Puglia sarà il test per la famosa alleanza organica con i Cinque Stelle?

Il Pd ha dei presidenti di regione uscenti che ritiene di dover confermare. Nel caso di specie Emiliano ha anche vinto le primarie. Posto questo vincolo il Pd, governando nazionalmente con il M5S, ritiene, ove possibile, di proporre quest’alleanza. Del resto è un po’ difficile governare nazionalmente insieme e non provare neanche ad allearsi localmente.

È difficile anche provare il contrario, come dimostra il caso Sansa in Liguria…

Non conosco la situazione della Liguria. Resta comunque il fatto che nei sistemi come quelli comunali e regionali le forze politiche fanno proposte agli elettori, che decidono direttamente col voto.



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